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Chi è e cosa fa il neuropsicomotricista? Quando rivolgersi ad un terapista della neuropsicomotricità (TNPEE)?

8/5/2021

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Succede spesso che i genitori si preoccupino quando insegnanti, pediatri o altre figure specialistiche suggeriscono una valutazione neuropsicomotoria per il proprio figlio, spaventati dal termine “neuro” ed ipotizzando chissà quale malattia neurologica.
Oggi vogliamo quindi spiegarvi meglio chi è il terapista della neuro psicomotricità (abbreviato TNPEE o neuropsicomotricista) e di che cosa si occupa.
Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l’équipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell’area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo. (D.M. 17 gennaio 1997, n.56).
​Detto così sembra ancora più complicato, quindi proviamo a semplificare!

Chi è il neuropsicomotricista (TNPEE)

Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE):

  • è un professionista sanitario
  • è l’unico operatore sanitario ad occuparsi esclusivamente dell’età pediatrica (0-18)
  • svolge interventi diretti di prevenzione, valutazione e terapia riabilitativa e abilitativa
  • ha competenze in ambito motorio, neuropsicologico e relazionale
  • agisce in ambito motorio, affettivo-relazionale, cognitivo, comportamentale e comunicativo
  • lavora in equipe multiprofessionale (nello studio Paroliamo con psicologa, logopedista ed osteopata) per una visione olistica del bambino
Spesso viene erroneamente associato allo psicomotricista, professionista che non è però figura sanitaria e in quanto tale non può effettuare interventi riabilitativi ma si occupa di interventi di educazione, prevenzione e sostegno alla crescita psicofisica ed emotivo-relazionale sia con i bambini che con adulti ed anziani, ed agisce in direzione più funzionale o relazionale in base alla scuola fatta.

Quando richiedere la consulenza di un neuropsicomotricista?

Quando richiedere quindi una consulenza o una valutazione neuropsicomotoria per il proprio figlio?
Una consulenza è consigliata in diversi casi:


  • ritardo nello sviluppo neuropsicomotorio (sviluppo delle prime competenze motorie, quali controllo del capo, mantenimento della posizione seduta, cammino autonomo);
  • ​patologie neuromotorie e sindromi genetiche (paralisi cerebrali, distrofie, spina bifida, sindrome di Down, ecc.);
  • conseguenze di prematurità;
  • disturbi dello spettro autistico;
  • disturbi della coordinazione motoria (disprassia, impaccio motorio, maldestrezza, difficoltà manuali);
  • deficit sensoriali;
  • disabilità intellettiva;
  • disturbi dell’attenzione;
  • disturbi comportamentali (iperattività, inibizione, disturbo della regolazione emotiva, disturbo oppositivo-provocatorio);
  • disturbi emotivi e relazionali;
  • deficit delle funzioni esecutive (attenzione, flessibilità cognitiva, memoria di lavoro, pianificazione);
  • deficit visuo-spaziali e visuo-percettivi;
  • difficoltà scolastiche che riguardano la scrittura (disgrafia) e l’organizzazione spaziale del quaderno.
Bambino supereroe superman

Quali sono le fasi di un percorso neuropsicomotorio nello Studio Integrato Paroliamo?

  1. Colloquio iniziale con i genitori per raccogliere i dati anamnestici che riguardano lo sviluppo del bambino.
  2. ​Valutazione neuropsicomotoria che si effettua sia tramite l’osservazione del gioco e dei comportamenti spontanei del bambino che attraverso l’utilizzo di test standardizzati che vanno ad analizzare determinate competenze, di modo da poter rilevare sia le fragilità che i punti di forza del bambino.
  3. Colloquio di restituzione con i genitori in cui verrà consegnata la relazione clinica e presentati gli obiettivi del percorso riabilitativo/abilitativo.
  4. Inizio della terapia neuropsicomotoria, che sarà una o due volte alla settimana, individuale o in piccolo gruppo in base agli obiettivi e a quanto emerso durante la valutazione; si effettua in un contesto ludico per sviluppare e potenziare abilità motorie, cognitive, senso-percettive, affettivo-relazionali, comportamentali e comunicative del bambino.
Ricordando l’importanza di una visione a 360° del bambino, all'interno dello studio multiprofessionale Paroliamo il colloquio iniziale viene effettuato insieme ad un altro professionista dell’equipe, così da poter offrire una valutazione estesa e complementare nel caso se ne rivelasse la necessità.

Quali sono le differenze tra uno psicomotricista e un neuropsicomotricista?

Ne abbiamo parlato in questo articolo! Leggilo ora e scopri le differenze tra il lavoro di uno psicomotricista e un neuropsicomotricista (TNPEE).
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Salute mentale nella terza età? Ci aiuta la stimolazione cognitiva

3/5/2021

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Invecchiare oggi è un affare assai complesso, qualche generazione fa gli anziani erano considerati tali all’alba dei 70 anni circa e di conseguenza seguivano un percorso abbastanza comune legato alle cure. La famiglia era impostata di modo che le giovani mogli e figlie si prendessero cura degli anziani nel tepore domestico fino alla fine dei giorni. Oggi si assiste ad uno stravolgimento sia del concetto stesso di “terza età” sia dell’impostazione familiare. Il pensionamento tarda sempre più ad arrivare e i ruoli che uomini e donne ricoprono nelle loro vite si allungano e necessitano quindi di essere ricoperti per più tempo.
Con la vecchiaia possono arrivare i primi disturbi della memoria e con le prime avvisaglie arrivano anche i primi timori.
  • Sarò in grado di ricoprire ancora il ruolo che ho nella mia famiglia?
  • Per quanto riuscirò a conservare la mia autonomia?
Spesso passano anni prima di ricevere un’ipotesi di diagnosi che permetta di comprendere appieno l’andamento futuro di quei sintomi che, seppur banali, tanto spaventano. 

Cosa possiamo fare per non avere paura di invecchiare?

Grazie alle ricerche scientifiche in materia, è ormai da qualche tempo che la società ha iniziato a comprendere che prendersi cura della salute mentale durante gli anni della terza età è l’unica via per tardare e gestire quei disturbi della memoria che in percentuale assai crescente si presentano all’interno della popolazione e delle nostre famiglie. Mantenere il cervello attivo e gestire le emozioni che accompagnano le prime defiance diventa determinante per garantire una buona qualità della vita della persona interessata ma anche dell’intero sistema familiare che la circonda. 
ASCOLTARE I SINTOMI
Dare voce ai primi sintomi e non girare lo sguardo da un’altra parte significa fare attenzione alla pentola lasciata sul fuoco, alle pastiglie che ci si dimentica di prendere, all’auto che non si sa più dove è parcheggiata e tanto altro. Ascoltare i sintomi significa per esempio far caso alla frequenza con cui questi si presentano.
VISITE SPECIALISTICHE
Sono presenti nel territorio diverse soluzioni per monitorare nel tempo i sintomi che insorgono. Ci si può recare presso i distretti ULSS di competenza o presso studi privati come lo Studio Integrato Paroliamo per una prima anamnesi e valutazione cognitiva.
STIMOLAZIONE COGNITIVA E SUPPORTO PSICOLOGICO
La parola d’ordine è STIMOLARE, STIMOLARE, STIMOLARE!
Un professionista Psicologo, meglio se con formazione in Neuropsicologia, può proporre percorsi di stimolazione cognitiva ad hoc.
Stimolazione delle abilità di memoria, di orientamento nel tempo, nello spazio e  delle abilità di attenzione sono solo alcuni degli esercizi che possono essere proposti in studio. Di pari passo con la stimolazione prettamente cognitiva è necessario introdurre il supporto psicologico e il sostegno alla famiglia che potrà trovarsi a dover ripensare alla sua organizzazione. 
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Che cos'è la stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva è una terapia non farmacologica specifica che ha lo scopo di gestire, superare o ridurre i deficit presenti e che ha ricadute positive sull’aumento della qualità della vita percepito e la massimizzazione delle abilità presenti nonostante il deficit.
Si tratta di esercizi mirati da fare in studio e, quando possibile, esercizi di mantenimento anche nell’ambiente domestico.
Saper invecchiare è il capolavoro della sapienza, e uno dei più difficili capitoli della grande arte di vivere.
Henri Amiel
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