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Succede spesso che i genitori si preoccupino quando insegnanti, pediatri o altre figure specialistiche suggeriscono una valutazione neuropsicomotoria per il proprio figlio, spaventati dal termine “neuro” ed ipotizzando chissà quale malattia neurologica. Oggi vogliamo quindi spiegarvi meglio chi è il terapista della neuro psicomotricità (abbreviato TNPEE o neuropsicomotricista) e di che cosa si occupa. Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l’équipe multiprofessionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell’area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo. (D.M. 17 gennaio 1997, n.56). Detto così sembra ancora più complicato, quindi proviamo a semplificare! Chi è il neuropsicomotricista (TNPEE)Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE):
Quando richiedere la consulenza di un neuropsicomotricista?
Quali sono le fasi di un percorso neuropsicomotorio nello Studio Integrato Paroliamo?
Quali sono le differenze tra uno psicomotricista e un neuropsicomotricista?Ne abbiamo parlato in questo articolo! Leggilo ora e scopri le differenze tra il lavoro di uno psicomotricista e un neuropsicomotricista (TNPEE).
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Invecchiare oggi è un affare assai complesso, qualche generazione fa gli anziani erano considerati tali all’alba dei 70 anni circa e di conseguenza seguivano un percorso abbastanza comune legato alle cure. La famiglia era impostata di modo che le giovani mogli e figlie si prendessero cura degli anziani nel tepore domestico fino alla fine dei giorni. Oggi si assiste ad uno stravolgimento sia del concetto stesso di “terza età” sia dell’impostazione familiare. Il pensionamento tarda sempre più ad arrivare e i ruoli che uomini e donne ricoprono nelle loro vite si allungano e necessitano quindi di essere ricoperti per più tempo. Con la vecchiaia possono arrivare i primi disturbi della memoria e con le prime avvisaglie arrivano anche i primi timori.
Cosa possiamo fare per non avere paura di invecchiare?Grazie alle ricerche scientifiche in materia, è ormai da qualche tempo che la società ha iniziato a comprendere che prendersi cura della salute mentale durante gli anni della terza età è l’unica via per tardare e gestire quei disturbi della memoria che in percentuale assai crescente si presentano all’interno della popolazione e delle nostre famiglie. Mantenere il cervello attivo e gestire le emozioni che accompagnano le prime defiance diventa determinante per garantire una buona qualità della vita della persona interessata ma anche dell’intero sistema familiare che la circonda. ASCOLTARE I SINTOMI Dare voce ai primi sintomi e non girare lo sguardo da un’altra parte significa fare attenzione alla pentola lasciata sul fuoco, alle pastiglie che ci si dimentica di prendere, all’auto che non si sa più dove è parcheggiata e tanto altro. Ascoltare i sintomi significa per esempio far caso alla frequenza con cui questi si presentano. VISITE SPECIALISTICHE Sono presenti nel territorio diverse soluzioni per monitorare nel tempo i sintomi che insorgono. Ci si può recare presso i distretti ULSS di competenza o presso studi privati come lo Studio Integrato Paroliamo per una prima anamnesi e valutazione cognitiva. STIMOLAZIONE COGNITIVA E SUPPORTO PSICOLOGICO La parola d’ordine è STIMOLARE, STIMOLARE, STIMOLARE! Un professionista Psicologo, meglio se con formazione in Neuropsicologia, può proporre percorsi di stimolazione cognitiva ad hoc. Stimolazione delle abilità di memoria, di orientamento nel tempo, nello spazio e delle abilità di attenzione sono solo alcuni degli esercizi che possono essere proposti in studio. Di pari passo con la stimolazione prettamente cognitiva è necessario introdurre il supporto psicologico e il sostegno alla famiglia che potrà trovarsi a dover ripensare alla sua organizzazione. Che cos'è la stimolazione cognitiva?La stimolazione cognitiva è una terapia non farmacologica specifica che ha lo scopo di gestire, superare o ridurre i deficit presenti e che ha ricadute positive sull’aumento della qualità della vita percepito e la massimizzazione delle abilità presenti nonostante il deficit. Si tratta di esercizi mirati da fare in studio e, quando possibile, esercizi di mantenimento anche nell’ambiente domestico. Saper invecchiare è il capolavoro della sapienza, e uno dei più difficili capitoli della grande arte di vivere. |
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Settembre 2024
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