Il blog di Paroliamo
Categorie
Tutti
Consigli Di Lettura
Logopedia
Neuropsicomotricità
News
Nutrizione
Psicologia
Tutti
Consigli Di Lettura
Logopedia
Neuropsicomotricità
News
Nutrizione
Psicologia
Psicomotricista e Neuropsicomotricista (TNPEE): professioni diverse, competenze complementari16/11/2024 Quando si tratta di supportare il corretto sviluppo dei bambini, è fondamentale avere ben chiara la distinzione tra le figure dello psicomotricista e del neuropsicomotricista (TNPEE). Sebbene entrambi i professionisti lavorino nel campo dello sviluppo infantile, le loro competenze, finalità e modalità di intervento presentano differenze significative. Comprendere queste differenze è essenziale per garantire che ogni bambino riceva l'intervento più adatto alle proprie necessità, favorendo uno sviluppo sereno e armonioso. Il ruolo del psicomotricistaLo psicomotricista opera prevalentemente in ambito educativo e preventivo, lavorando con bambini che hanno uno sviluppo tipico o che presentano lievi difficoltà. Le attività proposte mirano a stimolare la relazione tra il corpo, l'affettività e la dimensione cognitiva del bambino, attraverso il gioco e il movimento. Il Psicomotricista favorisce il potenziamento delle competenze motorie, relazionali ed emotive, creando un contesto di gioco strutturato in cui il bambino può esplorare e crescere. Le sue attività si svolgono principalmente in contesti scolastici, gruppi di gioco o sessioni private, promuovendo il benessere e l'armonia dello sviluppo. La sua formazione è acquisita attraverso diplomi presso scuole private o master post-laurea, offrendo una preparazione mirata ma non abilitante a livello sanitario. Il ruolo del neuropsicomotricista (TNPEE)Il neuropsicomotricista, o Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva (TNPEE), è un professionista sanitario la cui competenza si estende dalla prevenzione alla valutazione, abilitazione e riabilitazione delle fragilità dell'età evolutiva. Lavora con bambini che presentano difficoltà più complesse e strutturate, come:
La sua formazione prevede una laurea triennale abilitante e un obbligo di formazione continua, che lo qualifica come esperto nella diagnosi funzionale e nella riabilitazione. Cos'hanno in comune psicomotricista e TNPEE?Entrambi i professionisti condividono una visione olistica del bambino, ponendo attenzione al corpo, alla dimensione affettiva e cognitiva, e rispettandone il modo di essere e di agire. La relazione, il gioco e il movimento sono strumenti centrali nel loro lavoro, che mira a favorire l'autonomia e il benessere globale del bambino. Quali sono le differenze tra psicomotricista e neuropsicomotricista?Le differenze tra psicomomotricista e TNPEE riguardano soprattutto le finalità del percorso, gli obiettivi e il loro percorso formativo. Vediamo nel dettaglio i ruoli di neuropsicomotricista e psicomotricista: chi sono e che cosa fanno? Finalità del percorso
Obiettivi
Formazione
Perché scegliere un neuropsicomotricista (TNPEE)? Il TNPEE è una professione sanitaria regolamentata, che dal 2019 prevede l'obbligo di iscrizione all'Albo delle Professioni Sanitarie. Questa iscrizione assicura che il professionista risponda a standard formativi e deontologici precisi, offrendo un servizio di alta qualità sia nella prevenzione che nella riabilitazione delle difficoltà evolutive. Scegliere un neuropsicomotricista significa garantire al proprio bambino un percorso terapeutico mirato, sicuro e basato sulle evidenze scientifiche.
0 Comments
Il sostegno psicologico rappresenta un elemento fondamentale per il benessere individuale, offre un aiuto concreto nei momenti di difficoltà e nel superamento delle sfide quotidiane. Secondo la definizione fornita dal Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (CNOP): "il sostegno psicologico si realizza in tutti quei casi entro i quali si ritiene opportuno garantire continuità e contenimento ad una data condizione" Questo percorso si propone di lavorare sulle capacità di coping dell'individuo, aiutandolo a gestire e affrontare le proprie problematiche in modo efficace. Cos'è il sostegno psicologico?Il sostegno psicologico è un intervento orientato a fornire supporto emotivo e pratico a individui che si trovano a fronteggiare situazioni stressanti, traumatiche o di cambiamento. Si tratta un'affiancamento da parte di un professionista che guida la persona nella navigazione delle proprie emozioni e nell'acquisizione di strumenti utili per affrontare le difficoltà. Differenza tra sostegno psicologico e psicoterapiaMentre il sostegno psicologico si concentra su un aiuto immediato e pratico per affrontare difficoltà temporanee, la psicoterapia si impegna in un intervento più profondo e prolungato per trattare disturbi psicologici complessi e promuovere un cambiamento duraturo. Entrambe le forme di supporto sono utili, ma devono essere scelte in base alle specifiche esigenze dell'individuo. Quali sono gli obiettivi del sostegno psicologico?L'obiettivo principale del sostegno psicologico è quello di garantire continuità e contenimento in momenti in cui il soggetto si sente vulnerabile o sopraffatto. Quando parliamo di "capacità di coping", ci riferiamo alla capacità dell'individuo di affrontare le avversità e trovare strategie per adattarsi a situazioni complesse. Un intervento di sostegno psicologico è utile a:
A chi è rivolto il sostegno psicologico?Il sostegno psicologico è accessibile a tutti, non solo a coloro che si trovano in situazioni di crisi. Anche persone che stanno vivendo momenti di stress o incertezze quotidiane possono trovare giovamento da questo tipo di intervento. In particolare, il sostegno psicologico si rivela utile in situazioni come:
Le modalità di intervento del sostegno psicologicoLe modalità di sostegno psicologico possono variare, includono diverse tecniche come ad esempio:
Perché cercare un sostegno psicologico?Il sostegno psicologico rappresenta un'opportunità per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e migliorare le proprie capacità di affrontare le sfide della vita. Non è solo un aiuto nei momenti difficili, ma anche un percorso di crescita personale che favorisce il benessere e la salute.
Investire nel proprio sostegno psicologico significa dare valore alla propria salute mentale, riconoscendo l'importanza di affrontare le difficoltà con strumenti adeguati e il supporto di un professionista. Non esitare a cercare aiuto: il primo passo verso una vita più equilibrata e soddisfacente è spesso quello di chiedere supporto. Settembre è il mese dove tutto è ricominciato. E c’è chi inizia proprio una nuova avventura, chiamata scuola primaria, a cui partecipa l’intera famiglia. I genitori infatti spesso si chiedono se il proprio figlio sia effettivamente pronto ad affrontare questo grande passo: la scuola, apprendere le diverse materie, star seduto, ascoltare, intervenire, fare i compiti, relazionarsi in una nuova classe. Per noi professioniste in studio, questo è un tema caldo, anzi caldissimo! Per cui oggi in questo articolo verrà trattato il tema dei prerequisiti alla scuola primaria. Cosa sono e quali sono i prerequisiti per la scuola primaria?I prerequisiti per la scuola primaria sono abilità innate che evolvono sin dai 5 anni di età, vengono potenziate durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia e anche durante la vita quotidiana in modo indiretto. I principali prerequisiti sono:
Nell’articolo verranno approfondite le capacità inerenti alla sfera linguistica, illustrando quindi le competenze metafonologiche ossia le abilità che servono poi per leggere e scrivere. Cosa sono e quali sono le competenze metafonologiche?I bambini, a partire dai 5 anni, quando padroneggiano il linguaggio orale nelle varie e diverse componenti (i fonemi, le frasi e il racconto), possono iniziare a fare ragionamenti sul linguaggio stesso promuovendo così il pensiero astratto. Ecco quindi che entra in campo la metafonologia: la capacità di riconoscere per via uditiva i fonemi (le lettere) che compongono le parole e saperli manipolare in modo autonomo al di là del significato della parola stessa. Le abilità metafonologiche si dividono in due categorie: globale e analatica.
Quali sono le abilità metafonologiche globali?È importante che i bambini arrivino alla scuola primaria con il loro bagaglio di competenze metafonologiche globali (riguardo la sillaba) altrimenti faranno fatica a sviluppare quelle complesse, ossia analitiche, e poi anche a leggere e scrivere più in generale. Le competenze metafonologiche che riguardano la sillaba sono:
Come stimolare le abilità metafonologiche?Esistono semplici giochi, che possono assomigliare a indovinelli, da fare assieme ai vostri bambini per stimolare queste capacità. Eccone alcuni!
Difficoltà nelle abilità metafonologiche? Intervenire subito è meglioPossono esserci difficoltà nei compiti sopra descritti, le cause possono essere molteplici e sicuramente i professionisti sapranno individuarle.
Potrebbero essere bambini di 6 anni che non hanno ancora sviluppato un adeguato linguaggio orale, con difficoltà di pronuncia ad esempio. Ancora potrebbero essere presenti difficoltà nell’espressione verbale più in generale: a raccontare un episodio o una semplice storia. In questi casi è bene intervenire immediatamente affinché venga fatta una valutazione specifica del linguaggio, nelle sue componenti recettiva ed espressiva, per approfondire tale carenza. Le competenze metafonologiche sono alla base del corretto sviluppo della letto-scrittura! Chiedi un consiglio alle nostre logopediste. Il mio koala: 6 incontri su massaggio infantile, svezzamento e sviluppo motorio dei neonati7/9/2024 A grande richiesta, torna quest'anno la seconda edizione del percorso dedicato a genitori e bambini, organizzato dallo Studio Paroliamo in collaborazione con Elisa Callegaro, insegnante di Massaggio Infantile AIMI. Il programma prevede sei incontri a Monselice, pensati per offrire occasioni di riflessione, sostegno, condivisione e attenzione, sia per le mamme che per i papà, insieme ai loro bambini. I temi principali degli incontri saranno il massaggio infantile, la pappa e lo svezzamento, lo sviluppo motorio nel primo anno di vita. 5 incontri sul massaggio infantile A.I.M.I.Con Elisa Callegaro Sabato 21 e 28 settembre 2024 Sabato 5, 12 e 19 ottobre 2024 Dalle 10.00 alle 11.30 Il massaggio infantile è una pratica che favorisce il legame tra genitori e bambini attraverso il contatto fisico delicato e consapevole. Aiuta a rilassare il bambino, a migliorare il suo benessere fisico ed emotivo, e a rafforzare la comunicazione non verbale. È spesso utilizzato per alleviare coliche, migliorare il sonno e promuovere uno sviluppo armonioso. 1 incontro sui temi svezzamento e sviluppo motorioSabato 26 ottobre 2024 dalle 10.00 alle 11.30 Con Dott. Carolina Rossi Logopedista e Dott. Luisa Ferrato Neuropsicomotricista Con la partecipazione di Dott. Caterina Scarparo Odontoiatra Pediatrica Info e contattiGli incontri si svolgeranno presso:
STUDIO PAROLIAMO Via Fratelli Cervi, 25 Monselice (PD) CONTATTI Tel: 340.2539556 Mail: [email protected] FB: ec.ioeilmiokoala In questo articolo parleremo di un argomento fondamentale per lo sviluppo motorio dei neonati: il "tummy time". Se siete genitori alle prime armi o avete semplicemente bisogno di chiarimenti su quando e come iniziare, siete nel posto giusto. Cos'è il Tummy Time?Il "tummy time" è un termine inglese che si riferisce al tempo che un neonato trascorre sdraiato a pancia in giù durante le ore di veglia. Questa pratica è cruciale per il corretto sviluppo muscolare e motorio del bambino. Aiuta a rafforzare i muscoli del collo, delle spalle e della schiena, essenziali per tappe di sviluppo come il rotolamento, il sedersi e il gattonare. Tummy Time: quando iniziare?L'American Academy of Pediatrics raccomanda di iniziare il tummy time fin dai primi giorni di vita. Anche pochi minuti al giorno possono fare la differenza. È importante ricordare che il tummy time deve avvenire solo quando il bambino è sveglio e sotto stretta supervisione. Mai lasciare un neonato incustodito durante questa attività. Tummy Time: 4 consigli per iniziareEcco alcuni suggerimenti per iniziare in modo sicuro ed efficace:
I benefici del Tummy TimeI benefici del tummy time sono numerosi e vanno oltre il rafforzamento muscolare. Questa pratica può prevenire la plagiocefalia posizionale, una condizione in cui la testa del neonato assume una forma piatta a causa del tempo trascorso sdraiato sulla schiena. Inoltre, il tummy time stimola lo sviluppo delle abilità motorie grossolane, come il controllo della testa e del tronco, e favorisce la coordinazione occhio-mano. Chiedi supporto al neuropsicomotricistaIl tummy time è una componente essenziale per il sano sviluppo dei neonati. Iniziare presto e fare di questa pratica una parte regolare della routine quotidiana può portare a benefici significativi a lungo termine. Ricordate, ogni bambino è unico e può avere tempi di adattamento diversi. L'importante è essere pazienti, costanti e creare un ambiente positivo e stimolante per il vostro piccolo.
Per ulteriori consigli e informazioni sullo sviluppo infantile, non esitate a contattarci. Siamo qui per supportarvi nel meraviglioso viaggio della crescita del vostro bambino! Negli ultimi vent’anni c’è stato un interesse sempre maggiore da parte delle istituzioni riguardo alla tematica dei DSA, ma è solo a partire dal 2004 che si può tracciare l’origine del percorso normativo che ha portato alla legge 170/2010, con la redazione della circolare ministeriale “Iniziative relative alla dislessia”, che introdusse per la prima volta il concetto di misure compensative e dispensative. Da allora, negli ultimi anni sono stati introdotti gradualmente importanti cambiamenti, sia dal punto di vista clinico e scientifico per quanto riguarda la diagnosi, sia dal punto di vista scolastico per quanto riguarda l’inclusione dei bambini e ragazzi con DSA e gli strumenti a loro supporto nella didattica. Cosa dice la legge 170/2010 per la tutela dei DSA?La promulgazione della Legge nazionale n. 170 dell’8 ottobre 2010 ha costituito un nuovo punto di partenza nel lavoro da svolgere a favore degli studenti con DSA. La legge non solo riconosce e definisce in modo chiaro per la prima volta a livello legislativo i DSA (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia), garantendone così il riconoscimento e la tutela a livello giuridico, ma definisce anche le misure educative e didattiche di supporto a cui gli studenti con DSA hanno diritto di accedere a scuola. Quest’ultimo aspetto è fondamentale: la legge infatti stabilisce i diritti degli studenti con DSA, tra cui le misure dispensative e compensative, che sono a tutti gli effetti lo strumento principale attraverso cui si garantisce una tutela agli studenti con DSA. Cosa sono e quali sono le misure compensative e dispensative previste dalla legge 170/2010?Gli strumenti compensativi sono “mezzi che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria (lettura, scrittura, calcolo), permettendo allo studente di studiare con efficacia”. Alcuni esempi di strumenti compensativi sono:
Quando si parla di misure dispensative si fa riferimento ai casi in cui lo studente abbia bisogno di “essere dispensato dall’eseguire prestazioni più difficili, oppure di eseguirle con materiale ridotto o più tempo a disposizione per portare a termine il compito”. Alcuni esempi sono:
Gli strumenti compensativi e dispensativi aiutano quindi gli studenti con DSA riducendo gli effetti dei deficit nelle abilità di lettura, scrittura o calcolo, proponendo una modalità di apprendimento più adatta alle caratteristiche dello studente con DSA, quindi favorendone il successo nell’apprendimento e l’autonomia nonostante la presenza di deficit in determinate abilità. Questi strumenti sono fondamentali, non rappresentano un vantaggio o una facilitazione, ma una necessità. Le misure educative e didattiche di supporto agli studenti con DSA (art. 5 legge 170/2010) comprendono inoltre:
Insegnanti e tutela degli studenti con DSAGli insegnanti dovrebbero quindi non solo garantire un metodo educativo flessibile, che tenga conto delle differenze individuali degli studenti con DSA, ma anche adeguate forme di verifica, che devono tenere conto delle difficoltà che incontrano gli studenti con DSA per quanto riguarda le verifiche scritte (ad esempio, idealmente per uno studente dislessico le verifiche dovrebbero essere più brevi, con frasi meno lunghe e complesse ove possibile, prediligere i test a crocette rispetto a quelli a risposte aperta, evitare il “sovraffollamento” e quindi scegliere caratteri più spaziosi e leggibili, preferire il formato digitale se possibile etc.). La legge 170/2010 è importante perché introduce queste misure a tutela dei DSA, ma non solo, le definisce un vero e proprio diritto. Lo studente, secondo la legge, ha il diritto di essere tutelato attraverso questi mezzi, che dovranno essere valutati dall’equipe di valutazione che ha preso in carico la diagnosi, ma anche dal corpo docente in sede di redazione del PDP. Poiché le prestazioni delle varie abilità negli studenti con DSA non è statica, ma presenta fluttuazioni nel tempo, è necessario (oltre a rivalutazioni periodiche) che gli strumenti compensativi e dispensativi siano costantemente monitorati ed eventualmente modificati in base alle necessità in continua evoluzione dello studente con DSA.
Spesso si pensa al logopedista come ad un terapista per i più piccoli, ma in realtà si tratta di un professionista che lavora con gli adulti molto più di quanto si creda! Quando il logopedista interviene sul paziente adulto, spesso il suo obiettivo è aiutarlo ad affrontare la perdita di una capacità. Il logopedista diventa un alleato prezioso per i pazienti adulti che hanno problemi di comunicazione o di deglutizione. Grazie alla sua dedizione e competenza, il logopedista per adulti aiuta queste persone a superare le loro difficoltà e a migliorare la loro qualità di vita. Anche presso il nostro Studio ci occupiamo di pazienti adulti, in particolare in questi casi. Danni cerebraliQuando il cervello subisce improvvisamente un danno, ad esempio nel caso degli ictus e dei traumi cranici, può succedere che alcune sue funzioni si riducano. Può capitare che le capacità comunicative e linguistiche siano danneggiate (come nel caso dell’afasia e della disartria) e la persona potrebbe non comprendere più ciò che le viene detto oppure potrebbe non essere più in grado di esprimersi adeguatamente. In questi casi la terapia logopedica è di fondamentale importanza perché aiuta a ripristinare il più possibile le funzioni linguistiche e comunicative compromesse dal danno. La terapia logopedica può aiutare a migliorare la capacità di parlare, comprendere il linguaggio, leggere, scrivere e comunicare in generale, migliorando la qualità della vita del paziente e aiutandolo a reintegrarsi nella società. Interventi precoci e intensivi da parte di un logopedista possono portare a risultati migliori e più duraturi nel recupero delle funzioni compromesse. Altre volte, il danno cerebrale intacca i meccanismi della deglutizione (è il caso della disfagia), riducendo la capacità di nutrirsi adeguatamente. Il logopedista svolge un ruolo fondamentale nella gestione e nel trattamento delle difficoltà di deglutizione, che spesso hanno un impatto significativo sulla salute e sulla qualità di vita di un individuo. Il logopedista pianifica un programma di trattamento personalizzato per migliorare le capacità di deglutizione e ridurre il rischio di complicanze. Interventi chirurgiciLa terapia logopedica è di fondamentale importanza nel caso di interventi chirurgici che causano difficoltà a parlare o deglutire, poiché aiuta a ripristinare la funzionalità e le capacità del paziente. Potrebbe modificarsi la qualità della voce (in questi casi si parla di disfonia) dopo alcuni tipi di interventi, soprattutto quelli che coinvolgono le corde vocali, ma anche quelli che riguardano altre zone del distretto testa-collo o gli interventi di cardiochirurgia. L’intervento del logopedista è fondamentale per aiutare il paziente a riappropriarsi della propria voce e a migliorare la chiarezza e la fluidità del discorso. Negli stessi interventi chirurgici, un’altra complicanza possibile è la difficoltà di deglutizione (la già citata disfagia). In questo caso il logopedista attua un percorso riabilitativo volto a garantire l’assunzione di una dieta il più possibile varia in termini di consistenze, a fronte del mantenimento di un rischio il più basso possibile. Invecchiamento, demenze e patologie neurodegenerativeIl logopedista per adulto svolge un ruolo chiave anche nell'invecchiamento, nelle demenze e nelle altre patologie neurodegenerative in quanto è in grado di fornire interventi mirati per migliorare la comunicazione e la deglutizione dei pazienti. Nell'invecchiamento, è comune che insorgano problemi di comunicazione (possono comparire tratti di disartria o di afasia) e difficoltà sensoriali che ostacolano la comunicazione (la sordità o presbiacusia). Nelle demenze e nelle altre patologie neurodegenerative, la comunicazione può essere ulteriormente compromessa a causa del progressivo decadimento cognitivo. Il logopedista può aiutare la persona a mantenere le proprie abilità il più a lungo possibile, portandola a conservare la propria autonomia e la partecipazione alla vita sociale. Queste condizioni spesso portano anche ad un deterioramento delle abilità di deglutizione (quadri di disfagia o presbifagia). Anche qui il logopedista interviene con percorsi riabilitativi o compensativi per condurre il paziente nella strada che lo porta a mantenere le proprie abilità e un rischio di complicanze basso. SorditàIl logopedista riveste un ruolo fondamentale nel trattamento delle problematiche uditive anche in età adulta (ipoacusia o presbiacusia), poiché è in grado di aiutare la persona ad acquisire e migliorare le capacità di comunicazione. Può fornire interventi mirati per migliorare la capacità di comprensione del linguaggio parlato, al fine di massimizzare il suo benessere e la sua qualità di vita, favorendone l'autonomia e l'inclusione sociale e consentendogli di superare le barriere comunicative e di vivere una vita piena e soddisfacente nonostante i limiti sensoriali. Quando la logopedia può aiutare in età adulta?Ricapitolando, abbiamo visto quindi quando gli adulti si rivolgono ad un logopedista:
In questo articolo esploriamo lo stato attuale della figura professionale dello psicologo di base nella regione Veneto, ponendo l'interrogativo se questa figura sia una realtà tangibile. Definendo chi è e di cosa si occupa lo psicologo di base, l'articolo traccia le linee guida di questa professione emergente, analizzando anche la cronistoria delle proposte di legge a livello nazionale e regionale, con particolare attenzione alle iniziative venete e al dibattito in corso nel Senato riguardo alla regolamentazione della piscologia di base nel Sistema Sanitario Nazionale. Psicologo di base? Sogno o son desto? Chi è lo psicologo di base?Lo psicologo di base è una figura professionale non ancora istituita a livello nazionale ma che sta pian piano facendosi strada all’interno del panorama regionale italiano. Si tratta di una figura ideata per rilevare e trattare la crescente domanda rispetto ai disturbi psicologici all’interno della popolazione, è una figura pensata per interagire e collaborare con i medici di medicina generale e i livelli di cura secondaria. La psicologia di base si annovera di conseguenza a pieno titolo all’interno dei servizi offerti dalle cure primarie del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Di cosa si occupa lo psicologo di base?La specificità della professione è chiaramente in via di definizione ma seguendo la cronistoria delle proposte di legge e del lavoro dei vari organi chiamati in causa per la sua definizione, possiamo chiaramente individuare 3 macro aree di operazione dello psicologo di base.
Le aree di intervento dello psicologo di baseLe aree di intervento dello psicologo di base comprendono una vasta gamma di problematiche, tra cui le difficoltà legate all'adattamento a eventi stressanti come il lutto, la perdita del lavoro e la separazione. Inoltre, si occupa di sintomi ansiosi e depressivi, offrendo supporto e terapia per affrontare tali disturbi. Il suo ruolo si estende anche al sostegno di individui affetti da malattie croniche e recidive, aiutandoli a gestire gli aspetti psicologici legati alla malattia. Infine, lo psicologo di base è coinvolto nel trattamento delle problematiche psicosomatiche, riconoscendo e affrontando le interconnessioni tra mente e corpo per promuovere il benessere globale del paziente. Una cronistoria delle proposte di legge per il ruolo dello psicologo di baseI fatti di cronaca e l’aumentata risonanza mediatica post Covid-19, dedicata alla tematica, sembrano dare i natali alla prima legge regionale sulla figura dello psicologo di base alla regione Campania con la legge regionale n.35 del 3 agosto 2020, tale legge viene impugnata dal Consiglio dei Ministri sostenendo che la creazione di una nuova figura professionale spetti per l’appunto al Ministero della Salute e non alle singole leggi regionali. Di fatto erano già presenti delle sperimentazioni nel territorio nazionale, una su tutte l’esperienza nel bergamasco presente dal 2013 che vedeva la collaborazione di enti locali, ASL, e Università. Ma senza andare così lontano anche la nostra ULSS 6 ha ospitato ed ospita da molti anni un progetto similare che è stato rinnovato fino ad ottobre 2023, approvando una convenzione tra ULSS, Fondazione Cariparo e comuni del distretto Padova Sud per il coinvolgimento di 4 psicologi, per un bacino di utenza molto ampio. Un numero davvero esiguo di professionisti per la popolosità della zona! Nel 2021 la legge della regione Calabria viene legittimata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 241 del 13/12/2021. Da quel momento sono molte le regioni che iniziano a lavorare su una proposta di legge, ad oggi la maggior parte ha già una proposta di legge in discussione e altre hanno iniziato l’iter. Psicologo di base: cosa succede in Veneto?E in Veneto come viene gestita la psicologia di base?
Per la regione Veneto, sono in discussione più di una proposta di legge per gestire il ruolo dello psicologo di base, ecco quanto si legge in merito: “Il testo di legge prevede l’avvio in tutte le ULSS del Veneto di un servizio permanente di psicologia delle cure primarie, collegato alle future case di comunità e alle medicine di gruppo: l’obiettivo è offrire l’accesso pubblico e gratuito al sostegno psicologico.” A livello nazionale, ad oggi in Senato è stata presentata una proposta di legge il 25/01/2023 che sta proseguendo l’iter di esame in commissione... ci saranno sviluppi in futuro? Fonte: Ansa.it Torna quest'anno il percorso dedicato a genitori e bambini, promosso dallo Studio Paroliamo in collaborazione con Elisa Callegaro, insegnante di Massaggio Infantile AIMI. Saranno sei incontri a Monselice, progettati per offrire momenti di riflessione, supporto, confronto e cura sia per la mamma che per il papà, insieme al proprio bambino. Cos'è e perché è importante il massaggio infantile?Il massaggio infantile rappresenta un potente strumento per consolidare il legame con i nostri piccoli. Non si tratta solamente di apprendere una tecnica, ma di perfezionare un'attitudine: quella di comunicare in modo profondo con il nostro neonato. Questa pratica, radicata in numerose culture da tempi antichi, sta vivendo una rinascita anche nel mondo occidentale, con il contributo di organizzazioni come l'A.I.M.I. (Associazione Italiana Massaggio Infantile), di cui la specialista che coordina gli incontri è membro. Il massaggio infantile è importante poiché favorisce lo sviluppo fisico, emotivo e cognitivo del bambino. Aiuta a rafforzare il sistema immunitario, allevia le tensioni muscolari, promuove il rilassamento e migliora il sonno. Inoltre, costituisce un momento prezioso di connessione e di intimità tra genitore e figlio, contribuendo così alla costruzione di un legame sicuro e affettuoso fin dai primi giorni di vita. 5 incontri sul massaggio infantile A.I.M.I a MonseliceCon Elisa Callegaro 9, 16, 23, 30 marzo 2024 6 aprile 2024 Dalle 10.00 alle 12.30 1 incontro sui temi svezzamento e sviluppo motorio13 aprile 2024 dalle 10.00 alle 11.30 Con Dott. Carolina Rossi Logopedista e Dott. Luisa Ferrato Neuropsicomotricista Con la partecipazione di Dott. Caterina Scarparo Odontoiatra Pediatrica Info e contattiGli incontri si svolgeranno presso:
STUDIO PAROLIAMO Via Fratelli Cervi, 25 Monselice (PD) CONTATTI Tel: 340.2539556 Mail: [email protected] FB: ec.ioeilmiokoala Tagliare con le forbici è un’attività che piace molto ai bambini e che può essere proposta già a partire dai 2 anni utilizzando le forbici a punta arrotondata. Ma come possono essere utili le forbici per sviluppare la manualità e la coordinazione dei bambini? Quali abilità sviluppano i bambini usando le forbici?Tagliare con le forbici è un’attività infatti che favorisce lo sviluppo sotto diversi aspetti:
Strategia per insegnare ai bambini a tagliare con le forbici
|
AuthorWrite something about yourself. No need to be fancy, just an overview. Archives
Ottobre 2024
Categories
Tutti
|
© 2021 | Studio Paroliamo
Carolina Rossi | P. Iva: IT04892290281 Laura Gallana | P. Iva: IT12345678910 Luisa Ferrato | P. Iva: IT05165540286 |
MENUHOMESERVIZICHI SIAMOBLOGCONTATTI |
ServiziLOGOPEDIAPSICOLOGIANEUROPSICOMOTRICITÀOSTEOPATIANUTRIZIONE |
|