Studio Paroliamo a Monselice | Logopedia - Psicologia - TNPEE - Osteopatia - Nutrizione
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Cos'è il W-sitting e perché evitarlo

26/5/2025

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Vi è mai capitato di osservare i bambini piccoli mentre giocano seduti sul pavimento? Se provate ad osservare bene la maggior parte di loro utilizza una seduta caratteristica: quella a W, meglio definita come W-sitting.

Cos'è il W-sitting?

Il W-sitting è la posizione in cui il bambino si siede con il bacino a terra con i glutei a contatto con il suolo, le ginocchia piegate e con le gambe e i piedi spostati lateralmente ai lati delle anche con una posizione che se guardata dall’alto ricorda appunto la W.
È una posizione molto adottata dai bambini tra i 2 e i 5 anni in quando essendo una postura in cui il contatto con il suolo ha una base ampia, viene notevolmente ridotto lo sforzo del bambino necessario per mantenere l’equilibrio del tronco e riesce a giocare con una maggiore stabilità. È inoltre maggiormente osservabile nei bambini con lassità legamentosa ed ipotonia (scarso tono muscolare).
Se da una parte è una posizione che può essere considerata fisiologica, dall’altra è comunque bene limitarla suggerendo delle alternative. In particolare, se il bambino la utilizza costantemente non riuscendo ad utilizzare altre posture o permane oltre i 5 anni è bene consultare un professionista per valutare la stabilità posturale del bambino e per avere dei consigli su come favorire l’utilizzo di altre modalità per sedersi, definendo insieme se può essere necessario fare un percorso per potenziare la muscolatura e l’equilibrio, tutto ovviamente attraverso il gioco.

Perché il W-sitting è dannoso se protratto a lungo?

Innanzitutto in questa postura di W-sitting la mobilità del tronco è molto limitata e quini di bambino si troverà a giocare solo con oggetti posti di fronte a lui e farà fatica a raggiungere quelli posti di lato o dietro. Di conseguenza la coordinazione bilaterale che coinvolge l’integrazione della parte destra e quella sinistra del corpo viene poco stimolata con ricadute e ritardi nello sviluppo della motricità fine e della lateralità.
Ne risente inoltre lo sviluppo delle articolazioni con rischio di un allineamento non fisiologico di anche, ginocchia e piedi che vanno ad influire nella camminata che potrebbe risultare con i piedi intraruotati (punte verso l’interno) con conseguente difficoltà nell’equilibrio ed impaccio motorio.
È bene quindi fin da piccoli cercare di correggere questa posizione offrendo ai bambini delle posture diverse durante il gioco sul pavimento, quali:
  • Sedersi con le gambe incrociate (come gli indiani);
  • Sedersi con le gambe distese (posizione long-sitting);
  • Mettersi in ginocchio con i glutei appoggiati ai talloni;
  • Distendersi a pancia in giù;
  • Sedersi lateralmente con le gambe da un lato.
Se vuoi dei consigli su giochi da proporre per rafforzare i muscoli addominali e dorsali in modo da sostenere l’adozione di altre posture, non esitare a contattarci!
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Un viaggio nel mondo della psicomotricità al nido

19/3/2025

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Nei primi anni di vita, il bambino scopre il mondo attraverso il movimento e il gioco. Ogni esperienza corporea è un’opportunità di crescita, di apprendimento e di relazione con gli altri. La psicomotricità, attraverso un approccio ludico e coinvolgente, diventa uno strumento prezioso per accompagnare i più piccoli in questa fase fondamentale dello sviluppo. Con questo progetto, vogliamo offrire ai bambini un ambiente sicuro e stimolante, dove possano esplorare le proprie capacità motorie, comunicative ed emozionali, crescendo in modo armonico e sereno.

​Cos'è la psicomotricità e perché è importante?

La psicomotricità è una disciplina che favorisce uno sviluppo armonico del bambino attraverso il gioco e il movimento. Nei primi tre anni di vita, il bambino costruisce le basi della propria personalità e sviluppa le principali caratteristiche della comunicazione e della relazione con gli altri. In questa fase, il gioco è la sua principale forma di espressione e apprendimento.
Mediante la psicomotricità educativa, si promuove uno sviluppo globale del bambino, prestando particolare attenzione agli aspetti psico-affettivi e sociali. Il gioco psicomotorio, unito alla relazione corporea, favorisce la crescita non solo sul piano motorio, ma anche su quello emotivo, relazionale e cognitivo.

Gli obiettivi del progetto di psicomotricità al nido

Obiettivi generali
  • Creare un ambiente sicuro e accogliente per il bambino.
  • Promuovere un'immagine positiva di sé e dell’ambiente.
  • Favorire l'autonomia e il processo di separazione-individuazione.
  • Sostenere l'inserimento nella scuola.
  • Osservare e rispondere ai bisogni individuali.
  • Stimolare la comunicazione e lo sviluppo di modelli comportamentali adeguati.
  • Fornire strumenti di lettura e gestione del gruppo classe agli insegnanti.
Obiettivi specifici
  • Sviluppare competenze motorie adeguate all'età.
  • Promuovere la conoscenza del corpo e dello spazio.
  • Stimolare la manualità fine e la manipolazione di oggetti.
  • Migliorare le capacità comunicative, verbali e non verbali.
  • Rafforzare le capacità sensoriali (vista, tatto, udito).
  • Favorire la gestione delle emozioni.
  • Sviluppare la creatività e il rispetto delle regole.

Struttura del programma di psicomotricità

Le attività proposte si sviluppano attraverso tre principali tipologie di gioco: il gioco sensomotorio, il gioco simbolico e il gioco di socializzazione.
Nel gioco sensomotorio, il bambino sperimenta diverse modalità di movimento come strisciare, rotolare, camminare, correre e saltare, sviluppando il piacere dell’azione e un’immagine positiva di sé.
Il gioco simbolico, invece, permette al bambino di esplorare la fantasia e la creatività utilizzando oggetti semplici come palle, stoffe e bambole, favorendo le sue capacità relazionali e comunicative attraverso il gioco del “facciamo finta che”.
Infine, nel gioco di socializzazione, vengono proposti giochi di gruppo come trenini e girotondi, che aiutano il bambino a interagire con i coetanei e a rispettare semplici regole sociali.

Il ruolo della neuropsicomotricista

La neuropsicomotricista guida il bambino nel gioco senza imporre attività, ma lasciandolo libero di esplorare. Attraverso un atteggiamento empatico, accompagna il bambino nel suo percorso di crescita, intervenendo solo per ampliare e arricchire le esperienze di gioco.
Vederla all'opera ci evidenzia ancora una volta le differenze tra psicomotricista e neuropsicomoptricista.
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 Modalità di realizzazione del progetto psicomotricità al nido

  • Suddivisione in gruppi: massimo 12 bambini, suddivisi per età.
  • Durata delle lezioni: 45 minuti (30 per i più piccoli).
  • Fasi della lezione:
  1. Rituale di entrata (5 min) - Introduzione e ripetizione delle regole.
  2. Fase centrale (25-30 min) - Attività ludiche e tematiche.
  3. Fase di decentramento (5 min) - Ritorno alla calma con storie o attività manipolative.
  4. Rituale di uscita (5 min) - Chiusura della lezione.
Le attività si svolgono in una stanza ampia e sicura, con materiali adeguati e normativamente conformi.

Quali materiali sono stati utilizzati?

Durante le attività vengono utilizzati diversi materiali che stimolano il gioco e la creatività del bambino. Tra questi troviamo materiali di recupero (scatoloni, fogli di giornale, bottiglie di plastica), materassi e cuscini di gommapiuma per l’attività motoria, palloni e cerchi per il gioco sensomotorio e di socializzazione. Inoltre, si utilizzano tessuti colorati per giochi di drammatizzazione, corde per esplorazioni spaziali, costruzioni e contenitori per sviluppare la manualità, strumenti musicali per stimolare la percezione sonora e bambolotti per il gioco simbolico.
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​Collaborazione con le educatrici del Nido

Le educatrici sono coinvolte nel progetto per favorire l’inserimento dei bambini e osservare l’evoluzione del gruppo. Il confronto costante con la neuropsicomotricista permette di individuare eventuali situazioni di disagio e di intervenire in modo mirato.

La fase di valutazione e verifica: quali competenze vengono monitorate?

Durante il percorso, si monitorano diverse competenze:​
  • Relazione con lo spazio: sicurezza nei movimenti, equilibrio, gestione della distanza.
  • Relazione con gli altri: modalità di interazione e comunicazione.
  • Relazione con gli oggetti: utilizzo e manipolazione dei materiali.
  • Relazione con sé stesso: riconoscimento del corpo, gestione delle emozioni.
Se necessario, si possono compilare schede di valutazione individuali e organizzare colloqui con i genitori.

Psicomotricità al nido, un'opportunità unica!

Il progetto di psicomotricità al nido rappresenta un'opportunità unica per accompagnare i bambini in un percorso di crescita armonioso e divertente. Grazie al gioco e al movimento, ogni bambino può esprimere il proprio mondo interiore, sviluppare competenze fondamentali e affrontare con maggiore sicurezza le tappe della sua evoluzione.

Il risultato della psicomotricità educativa? Dei bellissimi disegni!

Durante gli incontri di psicomotricità educativa i bambini hanno avuto la possibilità di sperimentare liberamente con il proprio corpo e di esprimere sé stessi, senza vincoli e senza imposizioni; di capire le proprie capacità, di svilupparne di nuove e di conoscere i propri limiti.
Il tutto scandito da momenti ben precisi:​
  • Rituale iniziale: seduti insieme ognuno viene toccato sulla testa e lui/lei, oppure i compagni o l’educatrice se non vuole o non è ancora in grado, dice il suo nome, si ripetono le regole (non farsi male, non uscire dalla stanza e fermarsi allo stop) e si conta fino a 5 prima di partire
  • Momento del gioco: gioco sensomotorio e primi approcci al gioco simbolico, individuale o di gruppo, guidati dalla neuropsicomotricista che coglie ciò che ogni bambino propone liberamente, con il materiale via via proposto
  • Momento del rilassamento: per ritornare alla calma dopo tanto movimento, gioco delle statue e controllo della respirazione con il gioco del palloncino
  • Momento della sperimentazione grafica: ad ogni incontro è stato dato uno strumento grafico diverso con cui il bambino poteva disegnare; si è provato a chiedere ad ogni bambino cosa avesse disegnato per favorire la mentalizzazione, ma se non rispondeva non era un problema.
  • Rituale finale: saluto tutti insieme
Di seguito tutti i disegni fatti dal bambino/a: a questa età il disegno viene utilizzato come scarica sensomotoria sul foglio (lo scarabocchio) ma già c’è chi inizia a dare comunque un significato a ciò che ha disegnato, indice che c’è un pensiero dietro.
​Nell’ordine sono stati proposti: pennarelli, matite colorate, penne, cerette, gessi e acquarelli utilizzati con le dita.
"Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco, che in un anno di conversazione" - Platone
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Il mio koala: 6 incontri su massaggio infantile, pappa e gioco nel primo anno di vita

6/2/2025

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Dopo il successo della seconda edizione dedicata a massaggio infantile e svezzamento, torna la terza edizione del percorso dedicato a genitori e bambini, organizzato dallo Studio Paroliamo in collaborazione con Elisa Callegaro, insegnante di Massaggio Infantile AIMI.
Il programma prevede sei incontri a Monselice, pensati per offrire momenti di riflessione, sostegno, condivisione e attenzione per mamme e papà insieme ai loro bambini.
I temi principali degli incontri saranno:
✅ Massaggio infantile
🍽️ Pappa e svezzamento
🚼 Sviluppo motorio nel primo anno di vita
​
Un'occasione speciale per accompagnare i primi mesi di crescita con consapevolezza e serenità!
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5 incontri sul massaggio infantile A.I.M.I.

Con Elisa Callegaro
​
Sabato 15,22 e 29 marzo 2025
Sabato 5, 12 aprile 2025


Dalle 10.00 alle 11.30
Il massaggio infantile è un’esperienza di contatto dolce e consapevole che rafforza il legame tra genitori e bambini. Attraverso il tocco, favorisce il rilassamento, migliora il benessere fisico ed emotivo e potenzia la comunicazione non verbale. È particolarmente utile per alleviare le coliche, favorire un sonno più sereno e accompagnare il bambino in un crescita armoniosa.
PRENOTA ORA

1 incontro sui temi svezzamento e sviluppo motorio

Sabato 19 aprile 2025
dalle 10.00 alle 11.30


Con Dott. Carolina Rossi
Logopedista

e Dott. Luisa Ferrato
Neuropsicomotricista

Con la partecipazione di
Dott. Caterina Scarparo
Odontoiatra Pediatrica
PRENOTA ORA

Info e contatti

Gli incontri si svolgeranno presso:
STUDIO PAROLIAMO
Via Fratelli Cervi, 25
Monselice (PD)

CONTATTI
Tel: 
340.2539556
Mail: [email protected]
FB: ec.ioeilmiokoala
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Psicomotricista e Neuropsicomotricista (TNPEE): professioni diverse, competenze complementari

16/11/2024

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Quando si tratta di supportare il corretto sviluppo dei bambini, è fondamentale avere ben chiara la distinzione tra le figure dello psicomotricista e del neuropsicomotricista (TNPEE). Sebbene entrambi i professionisti lavorino nel campo dello sviluppo infantile, le loro competenze, finalità e modalità di intervento presentano differenze significative. Comprendere queste differenze è essenziale per garantire che ogni bambino riceva l'intervento più adatto alle proprie necessità, favorendo uno sviluppo sereno e armonioso.

Il ruolo del psicomotricista

Lo psicomotricista opera prevalentemente in ambito educativo e preventivo, lavorando con bambini che hanno uno sviluppo tipico o che presentano lievi difficoltà. Le attività proposte mirano a stimolare la relazione tra il corpo, l'affettività e la dimensione cognitiva del bambino, attraverso il gioco e il movimento. Il Psicomotricista favorisce il potenziamento delle competenze motorie, relazionali ed emotive, creando un contesto di gioco strutturato in cui il bambino può esplorare e crescere.
Le sue attività si svolgono principalmente in contesti scolastici, gruppi di gioco o sessioni private, promuovendo il benessere e l'armonia dello sviluppo.
​La sua formazione è acquisita attraverso diplomi presso scuole private o master post-laurea, offrendo una preparazione mirata ma non abilitante a livello sanitario.

Il ruolo del neuropsicomotricista (TNPEE)

Il neuropsicomotricista, o Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva (TNPEE), è un professionista sanitario la cui competenza si estende dalla prevenzione alla valutazione, abilitazione e riabilitazione delle fragilità dell'età evolutiva.
Lavora con bambini che presentano difficoltà più complesse e strutturate, come:
  • disturbi del neurosviluppo
  • ritardi motori
  • disturbi del linguaggio
  • altre problematiche evolutive
Il TNPEE interviene in modo mirato con programmi terapeutici personalizzati, volti a migliorare le capacità motorie, cognitive, comportamentali e relazionali del bambino.
La sua formazione prevede una laurea triennale abilitante e un obbligo di formazione continua, che lo qualifica come esperto nella diagnosi funzionale e nella riabilitazione.
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Cos'hanno in comune psicomotricista e TNPEE?

​Entrambi i professionisti condividono una visione olistica del bambino, ponendo attenzione al corpo, alla dimensione affettiva e cognitiva, e rispettandone il modo di essere e di agire. La relazione, il gioco e il movimento sono strumenti centrali nel loro lavoro, che mira a favorire l'autonomia e il benessere globale del bambino.

Quali sono le differenze tra psicomotricista e neuropsicomotricista?

Le differenze tra psicomomotricista e TNPEE riguardano soprattutto le finalità del percorso, gli obiettivi e il loro percorso formativo. Vediamo nel dettaglio i ruoli di neuropsicomotricista e psicomotricista: chi sono e che cosa fanno?

Finalità del percorso

  • Psicomotricista: lo psicomotricista opera in un contesto prevalentemente educativo e preventivo. La sua finalità è favorire uno sviluppo armonico del bambino, lavorando sul gioco e sulla relazione per prevenire eventuali difficoltà. Questo approccio è particolarmente indicato per bambini che non presentano disturbi specifici ma che necessitano di un supporto per potenziare le proprie capacità.
  • Neuropsicomotricista (TNPEE): il TNPEE interviene anche in ambiti clinici, occupandosi della valutazione, abilitazione e riabilitazione delle difficoltà più strutturate. La finalità del suo percorso non è solo preventiva, ma anche terapeutica, volta a migliorare competenze specifiche e a colmare eventuali deficit. Preferire un TNPEE può essere la scelta giusta per bambini con difficoltà complesse o diagnosi specifiche che richiedono un approccio scientifico e personalizzato.

Obiettivi

  • Psicomotricista: l'obiettivo primario dello psicomotricista è sostenere lo sviluppo globale del bambino, promuovendo il benessere fisico ed emotivo attraverso il gioco e il movimento. La sua attenzione è rivolta al rafforzamento delle competenze sociali, affettive e motorie in un contesto ludico e relazionale.
  • Neuropsicomotricista (TNPEE): il TNPEE si pone come obiettivo sia il sostegno dello sviluppo che la riabilitazione delle aree deficitarie. Questo significa lavorare in modo specifico e mirato sulle difficoltà del bambino, attraverso protocolli terapeutici strutturati e basati sulle evidenze scientifiche. Per i bambini con bisogni complessi, un TNPEE è in grado di offrire un percorso terapeutico completo, capace di integrare gli aspetti clinici e riabilitativi con l'interazione ludica.

Formazione

  • Psicomotricista: la formazione dello psicomotricista può essere ottenuta attraverso diplomi privati o master post-laurea, offrendo una preparazione specifica per l'ambito educativo e preventivo. Tuttavia, non essendo una professione sanitaria regolamentata, il suo intervento ha limiti in termini di competenza clinica e terapeutica.
  • Neuropsicomotricista (TNPEE): il TNPEE è un professionista sanitario, con una laurea triennale abilitante e un obbligo di formazione continua per garantire il costante aggiornamento delle proprie competenze. Dal 2019, l'iscrizione all'Albo delle Professioni Sanitarie garantisce una regolamentazione rigorosa e una vigilanza costante sul suo operato. Preferire un TNPEE significa scegliere un professionista con un percorso di studi strutturato e un riconoscimento istituzionale, in grado di offrire garanzie di qualità e competenza.
Differenze tra psicomotricista e tnpee
Le differenze tra psicomotricista e neuropsicomotricista (TNPEE)

Perché scegliere un neuropsicomotricista (TNPEE)?

Il TNPEE è una professione sanitaria regolamentata, che dal 2019 prevede l'obbligo di iscrizione all'Albo delle Professioni Sanitarie. Questa iscrizione assicura che il professionista risponda a standard formativi e deontologici precisi, offrendo un servizio di alta qualità sia nella prevenzione che nella riabilitazione delle difficoltà evolutive. Scegliere un neuropsicomotricista significa garantire al proprio bambino un percorso terapeutico mirato, sicuro e basato sulle evidenze scientifiche.
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Il mio koala: 6 incontri su massaggio infantile, svezzamento e sviluppo motorio dei neonati

7/9/2024

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A grande richiesta, torna quest'anno la seconda edizione del percorso dedicato a genitori e bambini, organizzato dallo Studio Paroliamo in collaborazione con Elisa Callegaro, insegnante di Massaggio Infantile AIMI. Il programma prevede sei incontri a Monselice, pensati per offrire occasioni di riflessione, sostegno, condivisione e attenzione, sia per le mamme che per i papà, insieme ai loro bambini.
I temi principali degli incontri saranno il massaggio infantile, la pappa e lo svezzamento, lo sviluppo motorio nel primo anno di vita.
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5 incontri sul massaggio infantile A.I.M.I.

Con Elisa Callegaro
​
Sabato 21 e 28 settembre 2024
Sabato 5, 12 e 19 ottobre 2024


Dalle 10.00 alle 11.30
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Il massaggio infantile è una pratica che favorisce il legame tra genitori e bambini attraverso il contatto fisico delicato e consapevole. Aiuta a rilassare il bambino, a migliorare il suo benessere fisico ed emotivo, e a rafforzare la comunicazione non verbale. È spesso utilizzato per alleviare coliche, migliorare il sonno e promuovere uno sviluppo armonioso.
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1 incontro sui temi svezzamento e sviluppo motorio

Sabato 26 ottobre 2024
dalle 10.00 alle 11.30


Con Dott. Carolina Rossi
Logopedista

e Dott. Luisa Ferrato
Neuropsicomotricista

Con la partecipazione di
Dott. Caterina Scarparo
Odontoiatra Pediatrica
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Info e contatti

Gli incontri si svolgeranno presso:
STUDIO PAROLIAMO
Via Fratelli Cervi, 25
Monselice (PD)

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Tummy Time: quando iniziare

8/8/2024

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In questo articolo parleremo di un argomento fondamentale per lo sviluppo motorio dei neonati: il "tummy time". Se siete genitori alle prime armi o avete semplicemente bisogno di chiarimenti su quando e come iniziare, siete nel posto giusto.

Cos'è il Tummy Time?

Il "tummy time" è un termine inglese che si riferisce al tempo che un neonato trascorre sdraiato a pancia in giù durante le ore di veglia. Questa pratica è cruciale per il corretto sviluppo muscolare e motorio del bambino. Aiuta a rafforzare i muscoli del collo, delle spalle e della schiena, essenziali per tappe di sviluppo come il rotolamento, il sedersi e il gattonare.

Tummy Time: quando iniziare?

L'American Academy of Pediatrics raccomanda di iniziare il tummy time fin dai primi giorni di vita. Anche pochi minuti al giorno possono fare la differenza. È importante ricordare che il tummy time deve avvenire solo quando il bambino è sveglio e sotto stretta supervisione. Mai lasciare un neonato incustodito durante questa attività.

Tummy Time: 4 consigli per iniziare

Ecco alcuni suggerimenti per iniziare in modo sicuro ed efficace:
  1. Gradualità: All'inizio, il bambino potrebbe non gradire molto questa posizione. È normale! Iniziate con brevi sessioni di 2-3 minuti, diverse volte al giorno. Con il tempo, potrete aumentare gradualmente la durata fino a raggiungere un totale di circa 20-30 minuti al giorno.
  2. Ambiente sicuro: Assicuratevi che il bambino sia posizionato su una superficie sicura e confortevole. Un tappetino da gioco o una coperta ben imbottita sono ottime opzioni. Evitate superfici troppo morbide o cuscini che potrebbero ostacolare i movimenti del neonato.
  3. Coinvolgimento e interazione: Rendete il tummy time un momento piacevole e interattivo. Sdraiarsi accanto al bambino, parlare, cantare o mostrare giocattoli colorati può aiutare a distrarlo e a rendere l'attività più divertente.
  4. Utilizzo di supporti: Per i neonati molto piccoli, un asciugamano arrotolato o un piccolo cuscino sotto il petto può offrire un po' di supporto aggiuntivo, rendendo la posizione più comoda.

I benefici del Tummy Time

I benefici del tummy time sono numerosi e vanno oltre il rafforzamento muscolare. Questa pratica può prevenire la plagiocefalia posizionale, una condizione in cui la testa del neonato assume una forma piatta a causa del tempo trascorso sdraiato sulla schiena. Inoltre, il tummy time stimola lo sviluppo delle abilità motorie grossolane, come il controllo della testa e del tronco, e favorisce la coordinazione occhio-mano.

Chiedi supporto al neuropsicomotricista

Il tummy time è una componente essenziale per il sano sviluppo dei neonati. Iniziare presto e fare di questa pratica una parte regolare della routine quotidiana può portare a benefici significativi a lungo termine. Ricordate, ogni bambino è unico e può avere tempi di adattamento diversi. L'importante è essere pazienti, costanti e creare un ambiente positivo e stimolante per il vostro piccolo.
Per ulteriori consigli e informazioni sullo sviluppo infantile, non esitate a contattarci. Siamo qui per supportarvi nel meraviglioso viaggio della crescita del vostro bambino!
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Il mio Koala: 6 incontri su massaggio, pappa, gioco nel primo anno di vita

19/2/2024

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Torna quest'anno il percorso dedicato a genitori e bambini, promosso dallo Studio Paroliamo in collaborazione con Elisa Callegaro, insegnante di Massaggio Infantile AIMI. Saranno sei incontri a Monselice, progettati per offrire momenti di riflessione, supporto, confronto e cura sia per la mamma che per il papà, insieme al proprio bambino.

Cos'è e perché è importante il massaggio infantile?

​Il massaggio infantile rappresenta un potente strumento per consolidare il legame con i nostri piccoli. Non si tratta solamente di apprendere una tecnica, ma di perfezionare un'attitudine: quella di comunicare in modo profondo con il nostro neonato. Questa pratica, radicata in numerose culture da tempi antichi, sta vivendo una rinascita anche nel mondo occidentale, con il contributo di organizzazioni come l'A.I.M.I. (Associazione Italiana Massaggio Infantile), di cui la specialista che coordina gli incontri è membro.
Il massaggio infantile è importante poiché favorisce lo sviluppo fisico, emotivo e cognitivo del bambino.
​Aiuta a rafforzare il sistema immunitario, allevia le tensioni muscolari, promuove il rilassamento e migliora il sonno. Inoltre, costituisce un momento prezioso di connessione e di intimità tra genitore e figlio, contribuendo così alla costruzione di un legame sicuro e affettuoso fin dai primi giorni di vita.
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5 incontri sul massaggio infantile A.I.M.I a Monselice

Con Elisa Callegaro
​
9, 16, 23, 30 marzo 2024
6 aprile 2024


Dalle 10.00 alle 12.30
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1 incontro sui temi svezzamento e sviluppo motorio

13 aprile 2024
dalle 10.00 alle 11.30


Con Dott. Carolina Rossi
Logopedista

e Dott. Luisa Ferrato
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Con la partecipazione di
Dott. Caterina Scarparo
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Gli incontri si svolgeranno presso:
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Imparare a tagliare con le forbici

30/1/2024

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Tagliare con le forbici è un’attività che piace molto ai bambini e che può essere proposta già a partire dai 2 anni utilizzando le forbici a punta arrotondata. Ma come possono essere utili le forbici per sviluppare la manualità e la coordinazione dei bambini?

Quali abilità sviluppano i bambini usando le forbici?

Tagliare con le forbici è un’attività infatti che favorisce lo sviluppo sotto diversi aspetti:
  • Rafforza i muscoli della mano, fondamentale per la buona riuscita di molte altre attività come lavarsi i denti, pettinarsi, utilizzare le posate, impugnare gli strumenti grafici per disegnare o per scrivere, ecc.
  • Migliora la coordinazione oculo-manuale in quanto il bambino deve coordinare l’aspetto visivo e quello motorio per seguire le linee che delimitano l’area da ritagliare
  • Favorisce la dissociazione delle dita
  • Allena la motricità fine in quanto il bambino deve riuscire a controllare i movimenti della dita e della mano
  • Migliora la coordinazione bimanuale in quanto mentre una mano è impegnata a tagliare, l’altra tiene il foglio e lo muove per facilitare il ritaglio
  • Favorisce l’autonomia in quanto il bambino è portato a svolgere il compito da solo
  • Può essere un’attività utile per calmare il bambino quando è agitato e riportarlo alla calma
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Strategia per insegnare ai bambini a tagliare con le forbici

  1. Innanzitutto si può dare al bambino della pasta modellabile o delle cannucce da tagliare liberamente, oppure tenergli il foglio che lui proverà a ritagliare
  2. Preparare delle strisce di cartoncino con delle linee predefinite di una certa lunghezza che il bambino dovrà ritagliare, partendo dalle linee verticali ed orizzontali, per poi passare a quelle oblique e via via linee spezzate o curve
  3. Proporre il ritaglio di semplici figure geometriche, inizialmente quadrati, rettangoli e triangoli e solo successivamente figure circolari
  4. Proporre il ritaglio lungo i contorni di un disegno 
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Intelligenza emotiva: cos'è e come si sviluppa?

5/11/2023

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Fin dalla nascita il bambino prova emozioni, basti pensare al piacere che deriva dal contatto fisico con la mamma alla tristezza che comunica con il pianto alla sua separazione o quando qualcosa non gli va.
È dunque importante aiutare i bambini fin da piccoli a sviluppare l’intelligenza emotiva, ovvero a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, saperle comunicare ed imparare la gestione emozioni, accettando sia le emozioni positive che quelle negative.

Quali competenze compongono l'intelligenza emotiva?

Goleman ha identificato 5 competenze che costituiscono l'intelligenza emotiva:
  1. l’autoconsapevolezza, ovvero la capacità di riconoscere un’emozione quando si presenta;
  2. l’autoregolamentazione, ovvero la capacità di gestire le proprie emozioni affinché non si trasformino in comportamenti inadeguati;
  3. l’auto motivazione, ovvero la capacità di non abbattersi alla prima difficoltà ma tenere la motivazione per il raggiungimento dei propri obiettivi;
  4. l’empatia, ovvero la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni degli altri;
  5. le abilità sociali, necessarie per relazionarsi in maniera corretta con gli altri.

Cosa si può fare per sviluppare l'intelligenza emotiva nei bambini?

Per sviluppare l'intelligenza emotiva nei bambini ci sono diversi modi.
Un primo passo fondamentale è aiutare i bambini a riconoscere ed esprimere le loro emozioni, offrendo loro un vocabolario emotivo. Accogliere e accettare ogni emozione, sia essa positiva o negativa, è cruciale, permettendo ai bambini di sentirsi compresi ed accettati. Inoltre, promuovere una connessione emotiva attraverso il dialogo aperto sulle nostre emozioni personali crea un ambiente in cui l'empatia può fiorire, contribuendo così allo sviluppo di abilità emotive essenziali. Vediamo cosa possiamo fare per gestire le emozioni a casa e per aiutare i bambini a sviluppare l'intelligenza emotiva!

Diamo un nome alle emozioni

Aiutiamo i bambini a dare un nome alle emozioni che provano, facendolo noi per loro quando sono piccoli se non riescono ancora ad identificarle. Per esempio:
  • Vedo che sei proprio felice di fare questo gioco!
  • Eri triste perché la mamma è andata via?
  • So che ora sei arrabbiato
  • Ti fa tanta paura questa cosa?

Accettiamo tutte le emozioni: positive e negative

Impariamo ad accogliere ed accettare ogni emozione che il bambino vive, sia essa positiva oppure negativa entrando in empatia con lui.
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Non sminuiamo le emozioni

Non sminuire nessuna emozione, quello che per noi adulti sembrano sciocchezze per i bambini possono suscitare emozioni molto forti. Impariamo a gestire tutte le emozioni.

Rielaboriamo le emozioni senza farci dominare

Aiutali a gestire e rielaborare le emozioni senza farsi dominare da quest’ultime!
Alcuni suggerimenti:
  • realizzare il barattolo della felicità e della tristezza dove mettere i pensieri felici e quelli tristi
  • creare l’album dei ricordi felici dove attaccare i disegni dei bambini o le foto di momenti spensierati
  • coccolare il bambino triste parlando di ciò che lo ha portato a sperimentare la tristezza
  • creare l’angolo della rabbia dove il bambino si possa sfogare ogni volta che è​ arrabbiato
  • accettare la paura senza sminuirla e provare ad affrontarla insieme

Parliamo delle nostre emozioni!

Parliamo ai bambini anche delle nostre emozioni (esempio: sono arrabbiato perché non mi hai ascoltato, sono felice di stare con te, ecc.) in modo da creare una connessione emotiva e stimolare l’empatia.

Il laboratorio delle emozioni dello Studio Paroliamo

All’interno del nostro studio ogni estate viene proposto il laboratorio sulle emozioni per i bambini dai 4 ai 6 anni, articolato in quattro incontri per aiutarli ad imparare a conoscere 4 delle emozioni primarie: gioia/felicità, tristezza, rabbia e paura.​
  • Durante il primo incontro si leggono delle storie che hanno come tema la felicità e la tristezza, poi attraverso la musica si sperimenta la gioia di giocare insieme creando dei piccoli percorsi motori oppure la tristezza della solitudine dovendo muoversi nella stanza senza poter comunicare con gli altri e senza poter utilizzare il materiale presente. Successivamente i bambini si rappresentano prima felici e poi tristi e raccontano quando sperimentano queste emozioni.
  • Durante il secondo incontro si riparte dalla sperimentazione corporea della felicità e della tristezza con la musica, per poi creare il barattolo della felicità e quello della tristezza dove i bambini metteranno rispettivamente i loro pensieri felici (scritti dall’adulto su delle faccine sorridenti) e i loro pensieri tristi (scritti dall’adulto su delle faccine tristi). Successivamente vengono ritagliate delle immagini di persone felice e tristi e i bambini a turno devo identificare l’emozione che prova ogni persona e cercare di trovare delle soluzioni per rendere felice chi sta sperimentando la tristezza.
  • Durante il terzo incontro si leggono delle storie che hanno come tema la rabbia. Successivamente i bambini sono invitati a raccontare quando le persone importanti della loro vita (mamma, papà, sorelle/fratelli, amici, maestre, nonni) li fanno arrabbiare e devono buttare giù un muro creato con i cubi psicomotori urlando per sfogare la rabbia. In seguito viene creata la scatola della rabbia, dove i bambini possono urlare dentro quando sono arrabbiati o soffiarci dentro dei pezzettini di carta strappati con rabbia per poi richiudere la scatola e lasciare simbolicamente intrappolata la rabbia.
  • Durante il quarto incontro i bambini sono invitati a dipingere la rabbia accompagnati dal rumore del temporale in sottofondo. Viene poi affrontato il tema della paura leggendo prima delle storie e ritagliando poi delle immagini che rappresentano le paure sperimentate più frequentemente dai bambini. Ogni bambino le classificherà ed incollerà in due categorie diverse: ciò che fa paura e ciò che non fa paura.
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  • Infine a conclusione del laboratorio viene creato l’orologio delle emozioni, ogni giorno il bambino potrà spostare la lancetta in base a come si sente.
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Se vostro figlio/a fatica a riconoscere e a gestire le proprie emozioni è bene confrontarsi con uno specialista, che può essere la neuropsicomotricista per i bambini più piccoli oppure la psicologa per i più grandi ed identificare il percorso migliore per aiutarlo.
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Cos'è la disprassia e come si può intervenire?

9/5/2023

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Spesso ci viene chiesto cos'è la disprassia: la disprassia è un disturbo evolutivo della coordinazione motoria che consiste nella “Difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori consecutivi, deputati e finalizzati ad un preciso scopo ed obiettivo.” (Sabbadini G. Sabbadini L.). 

Come si riconosce la disprassia?

I bambini con disprassia presentano marcata difficoltà o ritardo nello sviluppo della coordinazione motoria, inferiore ai pari età, con ricadute nella vita quotidiana e negli apprendimenti, risultando per loro difficili attività apparentemente semplici come vestirsi o spogliarsi, allacciarsi le scarpe, fare le scale, lanciare o prendere al volo la palla, andare in bicicletta, ma anche articolare le parole o scrivere, ecc.

I principali indicatori del disturbo nei bambini disprattici

Molti sono gli indicatori del disturbo che possono presentarsi nei bambini disprattici:
  • movimenti lenti ed imprecisi, goffaggine
  • difficoltà imitative
  • difficoltà di equilibrio e di controllo posturale
  • difficoltà di coordinazione occhio-mano e occhio-piede
  • mancata lateralizzazione, difficoltà nella manualità fine e nell’integrazione bimanuale
  • possibile deficit di forza muscolare
  • possibile difficoltà oro-buccale, deficit o ritardo del linguaggio
  • difficoltà di scrittura manuale (disgrafia) sia sul piano qualitativo che per quanto riguarda la velocità di scrittura
  • difficoltà visuo-percettive
  • scarsa consapevolezza corporea e difficoltà propriocettive
  • difficoltà nella percezione del tempo, dello spazio e del ritmo
  • alterata sensibilità tattile
  • difficoltà nelle autonomie quotidiane
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Oltre alle difficoltà motorie il bambino può presentare difficoltà in ambito emotivo, cognitivo-esecutivo e neurosensoriale che si manifestano ad esempio con difficoltà di autoregolazione delle emozioni, disturbi del sonno, difficoltà di attenzione, pianificazione ed organizzazione di impegni ed attività, scarsa concentrazione, maggiore impulsività, scarsa socializzazione nel gioco con i coetanei.

Come intervenire nei casi di disprassia?

Diventa quindi di fondamentale importanza, nel momento in cui si notano uno o più degli aspetti descritti, affidarsi quanto prima ad uno specialista per una valutazione completa ed iniziare un percorso che permetta al bambino di far fronte alle difficoltà ed accompagnarlo in uno sviluppo il più armonico possibile.
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