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Il sostegno psicologico rappresenta un elemento fondamentale per il benessere individuale, offre un aiuto concreto nei momenti di difficoltà e nel superamento delle sfide quotidiane. Secondo la definizione fornita dal Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (CNOP): "il sostegno psicologico si realizza in tutti quei casi entro i quali si ritiene opportuno garantire continuità e contenimento ad una data condizione" Questo percorso si propone di lavorare sulle capacità di coping dell'individuo, aiutandolo a gestire e affrontare le proprie problematiche in modo efficace. Cos'è il sostegno psicologico?Il sostegno psicologico è un intervento orientato a fornire supporto emotivo e pratico a individui che si trovano a fronteggiare situazioni stressanti, traumatiche o di cambiamento. Si tratta un'affiancamento da parte di un professionista che guida la persona nella navigazione delle proprie emozioni e nell'acquisizione di strumenti utili per affrontare le difficoltà. Differenza tra sostegno psicologico e psicoterapiaMentre il sostegno psicologico si concentra su un aiuto immediato e pratico per affrontare difficoltà temporanee, la psicoterapia si impegna in un intervento più profondo e prolungato per trattare disturbi psicologici complessi e promuovere un cambiamento duraturo. Entrambe le forme di supporto sono utili, ma devono essere scelte in base alle specifiche esigenze dell'individuo. Quali sono gli obiettivi del sostegno psicologico?L'obiettivo principale del sostegno psicologico è quello di garantire continuità e contenimento in momenti in cui il soggetto si sente vulnerabile o sopraffatto. Quando parliamo di "capacità di coping", ci riferiamo alla capacità dell'individuo di affrontare le avversità e trovare strategie per adattarsi a situazioni complesse. Un intervento di sostegno psicologico è utile a:
A chi è rivolto il sostegno psicologico?Il sostegno psicologico è accessibile a tutti, non solo a coloro che si trovano in situazioni di crisi. Anche persone che stanno vivendo momenti di stress o incertezze quotidiane possono trovare giovamento da questo tipo di intervento. In particolare, il sostegno psicologico si rivela utile in situazioni come:
Le modalità di intervento del sostegno psicologicoLe modalità di sostegno psicologico possono variare, includono diverse tecniche come ad esempio:
Perché cercare un sostegno psicologico?Il sostegno psicologico rappresenta un'opportunità per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e migliorare le proprie capacità di affrontare le sfide della vita. Non è solo un aiuto nei momenti difficili, ma anche un percorso di crescita personale che favorisce il benessere e la salute.
Investire nel proprio sostegno psicologico significa dare valore alla propria salute mentale, riconoscendo l'importanza di affrontare le difficoltà con strumenti adeguati e il supporto di un professionista. Non esitare a cercare aiuto: il primo passo verso una vita più equilibrata e soddisfacente è spesso quello di chiedere supporto.
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Negli ultimi vent’anni c’è stato un interesse sempre maggiore da parte delle istituzioni riguardo alla tematica dei DSA, ma è solo a partire dal 2004 che si può tracciare l’origine del percorso normativo che ha portato alla legge 170/2010, con la redazione della circolare ministeriale “Iniziative relative alla dislessia”, che introdusse per la prima volta il concetto di misure compensative e dispensative. Da allora, negli ultimi anni sono stati introdotti gradualmente importanti cambiamenti, sia dal punto di vista clinico e scientifico per quanto riguarda la diagnosi, sia dal punto di vista scolastico per quanto riguarda l’inclusione dei bambini e ragazzi con DSA e gli strumenti a loro supporto nella didattica. Cosa dice la legge 170/2010 per la tutela dei DSA?La promulgazione della Legge nazionale n. 170 dell’8 ottobre 2010 ha costituito un nuovo punto di partenza nel lavoro da svolgere a favore degli studenti con DSA. La legge non solo riconosce e definisce in modo chiaro per la prima volta a livello legislativo i DSA (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia), garantendone così il riconoscimento e la tutela a livello giuridico, ma definisce anche le misure educative e didattiche di supporto a cui gli studenti con DSA hanno diritto di accedere a scuola. Quest’ultimo aspetto è fondamentale: la legge infatti stabilisce i diritti degli studenti con DSA, tra cui le misure dispensative e compensative, che sono a tutti gli effetti lo strumento principale attraverso cui si garantisce una tutela agli studenti con DSA. Cosa sono e quali sono le misure compensative e dispensative previste dalla legge 170/2010?Gli strumenti compensativi sono “mezzi che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria (lettura, scrittura, calcolo), permettendo allo studente di studiare con efficacia”. Alcuni esempi di strumenti compensativi sono:
Quando si parla di misure dispensative si fa riferimento ai casi in cui lo studente abbia bisogno di “essere dispensato dall’eseguire prestazioni più difficili, oppure di eseguirle con materiale ridotto o più tempo a disposizione per portare a termine il compito”. Alcuni esempi sono:
Gli strumenti compensativi e dispensativi aiutano quindi gli studenti con DSA riducendo gli effetti dei deficit nelle abilità di lettura, scrittura o calcolo, proponendo una modalità di apprendimento più adatta alle caratteristiche dello studente con DSA, quindi favorendone il successo nell’apprendimento e l’autonomia nonostante la presenza di deficit in determinate abilità. Questi strumenti sono fondamentali, non rappresentano un vantaggio o una facilitazione, ma una necessità. Le misure educative e didattiche di supporto agli studenti con DSA (art. 5 legge 170/2010) comprendono inoltre:
Insegnanti e tutela degli studenti con DSAGli insegnanti dovrebbero quindi non solo garantire un metodo educativo flessibile, che tenga conto delle differenze individuali degli studenti con DSA, ma anche adeguate forme di verifica, che devono tenere conto delle difficoltà che incontrano gli studenti con DSA per quanto riguarda le verifiche scritte (ad esempio, idealmente per uno studente dislessico le verifiche dovrebbero essere più brevi, con frasi meno lunghe e complesse ove possibile, prediligere i test a crocette rispetto a quelli a risposte aperta, evitare il “sovraffollamento” e quindi scegliere caratteri più spaziosi e leggibili, preferire il formato digitale se possibile etc.). La legge 170/2010 è importante perché introduce queste misure a tutela dei DSA, ma non solo, le definisce un vero e proprio diritto. Lo studente, secondo la legge, ha il diritto di essere tutelato attraverso questi mezzi, che dovranno essere valutati dall’equipe di valutazione che ha preso in carico la diagnosi, ma anche dal corpo docente in sede di redazione del PDP. Poiché le prestazioni delle varie abilità negli studenti con DSA non è statica, ma presenta fluttuazioni nel tempo, è necessario (oltre a rivalutazioni periodiche) che gli strumenti compensativi e dispensativi siano costantemente monitorati ed eventualmente modificati in base alle necessità in continua evoluzione dello studente con DSA.
In questo articolo esploriamo lo stato attuale della figura professionale dello psicologo di base nella regione Veneto, ponendo l'interrogativo se questa figura sia una realtà tangibile. Definendo chi è e di cosa si occupa lo psicologo di base, l'articolo traccia le linee guida di questa professione emergente, analizzando anche la cronistoria delle proposte di legge a livello nazionale e regionale, con particolare attenzione alle iniziative venete e al dibattito in corso nel Senato riguardo alla regolamentazione della piscologia di base nel Sistema Sanitario Nazionale. Psicologo di base? Sogno o son desto? Chi è lo psicologo di base?Lo psicologo di base è una figura professionale non ancora istituita a livello nazionale ma che sta pian piano facendosi strada all’interno del panorama regionale italiano. Si tratta di una figura ideata per rilevare e trattare la crescente domanda rispetto ai disturbi psicologici all’interno della popolazione, è una figura pensata per interagire e collaborare con i medici di medicina generale e i livelli di cura secondaria. La psicologia di base si annovera di conseguenza a pieno titolo all’interno dei servizi offerti dalle cure primarie del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Di cosa si occupa lo psicologo di base?La specificità della professione è chiaramente in via di definizione ma seguendo la cronistoria delle proposte di legge e del lavoro dei vari organi chiamati in causa per la sua definizione, possiamo chiaramente individuare 3 macro aree di operazione dello psicologo di base.
Le aree di intervento dello psicologo di baseLe aree di intervento dello psicologo di base comprendono una vasta gamma di problematiche, tra cui le difficoltà legate all'adattamento a eventi stressanti come il lutto, la perdita del lavoro e la separazione. Inoltre, si occupa di sintomi ansiosi e depressivi, offrendo supporto e terapia per affrontare tali disturbi. Il suo ruolo si estende anche al sostegno di individui affetti da malattie croniche e recidive, aiutandoli a gestire gli aspetti psicologici legati alla malattia. Infine, lo psicologo di base è coinvolto nel trattamento delle problematiche psicosomatiche, riconoscendo e affrontando le interconnessioni tra mente e corpo per promuovere il benessere globale del paziente. Una cronistoria delle proposte di legge per il ruolo dello psicologo di baseI fatti di cronaca e l’aumentata risonanza mediatica post Covid-19, dedicata alla tematica, sembrano dare i natali alla prima legge regionale sulla figura dello psicologo di base alla regione Campania con la legge regionale n.35 del 3 agosto 2020, tale legge viene impugnata dal Consiglio dei Ministri sostenendo che la creazione di una nuova figura professionale spetti per l’appunto al Ministero della Salute e non alle singole leggi regionali. Di fatto erano già presenti delle sperimentazioni nel territorio nazionale, una su tutte l’esperienza nel bergamasco presente dal 2013 che vedeva la collaborazione di enti locali, ASL, e Università. Ma senza andare così lontano anche la nostra ULSS 6 ha ospitato ed ospita da molti anni un progetto similare che è stato rinnovato fino ad ottobre 2023, approvando una convenzione tra ULSS, Fondazione Cariparo e comuni del distretto Padova Sud per il coinvolgimento di 4 psicologi, per un bacino di utenza molto ampio. Un numero davvero esiguo di professionisti per la popolosità della zona! Nel 2021 la legge della regione Calabria viene legittimata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 241 del 13/12/2021. Da quel momento sono molte le regioni che iniziano a lavorare su una proposta di legge, ad oggi la maggior parte ha già una proposta di legge in discussione e altre hanno iniziato l’iter. Psicologo di base: cosa succede in Veneto?E in Veneto come viene gestita la psicologia di base?
Per la regione Veneto, sono in discussione più di una proposta di legge per gestire il ruolo dello psicologo di base, ecco quanto si legge in merito: “Il testo di legge prevede l’avvio in tutte le ULSS del Veneto di un servizio permanente di psicologia delle cure primarie, collegato alle future case di comunità e alle medicine di gruppo: l’obiettivo è offrire l’accesso pubblico e gratuito al sostegno psicologico.” A livello nazionale, ad oggi in Senato è stata presentata una proposta di legge il 25/01/2023 che sta proseguendo l’iter di esame in commissione... ci saranno sviluppi in futuro? Fonte: Ansa.it Nel vasto panorama delle discipline che si occupano della salute mentale, può risultare confuso distinguere tra psicologo, neuropsicologo, psicoterapeuta e psichiatra. Ognuna di queste figure svolge un ruolo cruciale nel promuovere il benessere psicologico, ma le loro competenze e approcci sono unici. Vediamo insieme cosa caratterizza ciascuna professione. Lo psicologoLo psicologo è un esperto della mente umana, specializzato nell'analizzare e comprendere il comportamento, le emozioni e i processi mentali. Il suo lavoro coinvolge la valutazione psicologica, la diagnosi e la terapia basata sulla parola. Lavora con le persone per affrontare le difficoltà emotive e sviluppare strategie che possano migliorare la salute mentale e il benessere percepito. Il neuropsicologoIl neuropsicologo si focalizza sull'interazione tra il cervello e il comportamento. Attraverso valutazioni neuropsicologiche, esamina come le disfunzioni cerebrali possano influenzare le abilità cognitive e comportamentali. Si occupa di riabilitazione cognitiva e stimolazione cognitiva, lavorando su aspetti come memoria, attenzione e funzioni esecutive. Lo psicoterapeutaLo psicoterapeuta è un professionista specializzato nella terapia psicologica. Il suo ruolo è guidare gli individui attraverso processi di esplorazione e di cambiamento, utilizzando diverse tecniche terapeutiche. L'approccio può variare, ma l'obiettivo è sempre il miglioramento della salute mentale e il superamento delle difficoltà emotive e relazionali. Lo psichiatraLo psichiatra è un medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi mentali. A differenza delle altre figure, può prescrivere farmaci psicotropi, può abbinare trattaenti farmacologici a trattamenti non farmacologici. "Studio Paroliamo" di Monselice: un approccio multidisciplinare al benessereAll'interno dello "Studio Paroliamo" di Monselice, lavora la Dottoressa Laura Gallana, psicologa con master di II livello in Neuropsicologia Clinica e in formazione come psicoterapeuta presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute. La sua missione abbraccia una vasta gamma di servizi:
La Dotteressa Laura Gallana opera anche al Poliambulatorio Centro Salute Focus di Monselice.
Non abbiamo certo l’ambizione di definire l’amore nello spazio di un articolo di divulgazione come questo, ma quello che ci importa è piuttosto osservare e analizzare con sguardo critico come venga percepito e vissuto l’amore dai nostri giovani in questo tempo di liquidità relazionale per come Zygmunt Bauman ce lo ha presentato. Secondo il sociologo: Abbiamo attraversato una fase di modernità robusta, caratterizzata da tempi e regole ben delineati e fondata su basi concrete. Tuttavia, ci siamo spostati verso una post-modernità liquida, dinamica e incerta, dove la solidità è sostituita dalla liquidità. Questi cambiamenti e la mancanza di certezze hanno messo in discussione non solo l'individuo, ma l'intera società, influenzando sentimenti, relazioni, opinioni e desideri. L'innamoramento e il ruolo del terapeuta: i ragazzi vogliono capire, i genitori spesso sottovalutanoNella mia esperienza di terapeuta noto come l’innamoramento e l’amore restino i temi centrali dell’adolescenza e della prima età adulta, relazioni che cambiano il corso di ciò che siamo e che possono portare a spasso tra le montagne russe delle emozioni con estrema facilità. Noto come i genitori abbiano una scarsa messa a fuoco dell’idea delle relazioni amorose dei propri figli, a volte ritenendole poco di spessore e non curandosene o all’estremo opposto diventando invadenti all’interno di quelle stesse relazioni. I ragazzi arrivano in studio per poter parlare delle proprie relazioni nelle quali sperimentano un continuo adattamento alla liquidità che imperversa in questi tempi, cercando di farsi trovare pronti a cambiare quando le cose si fanno più complesse forse perché il tempo non c’è forse perché è proprio ora che bisogna sentirsi vivi. Amore e relazioni di genitori e figli: due ruoli a confronto
Rarissime volte (quasi mai) è capitato che un genitore varcasse la porta dello studio chiedendo aiuto per il figlio senza che riguardasse in qualche modo e a qualche livello il profitto scolastico. Esiste un rapporto a tre tra scuola, ragazzi e genitori. Una triade che mai come in questi anni presenta grosse difficoltà e limiti comunicativi. Esiste quel posto, che è la scuola, dove per i ragazzi tutto accade e niente di fatto accade. Mi spiego meglio, la scuola è dove sulla carta mettono le basi della propria conoscenza, intessono relazioni tra pari e si misurano con le relazioni tra chi, loro pari, proprio non è. Sembra che tutto o quasi accada lì ma loro percepiscono che tutto in realtà accada altrove, come mai? Il gioco delle parti tra scuola, famiglie e adolescentiNel contesto dell'interazione tra scuola, ragazzi e genitori, emerge una dinamica triangolare che riveste particolare importanza. Questa triade, rappresentativa del rapporto tra istituzione scolastica, adolescenti e famiglie, si configura come un nodo cruciale. Scopriamo nel dettaglio come ognuno degli attori agisce! Adolescenti e scuola: qual è il ruolo degli insegnanti?Si sa che insegnare è sempre stato un mestiere difficile, ma in questi anni la scuola arranca! Non è una novità che il sistema scolastico sia in reale crisi di identità; motivare i ragazzi è diventato sempre più difficile, spesso si hanno le mani legate dalla burocrazia e dall’intromissione dei genitori nella didattica e nelle valutazioni. E questo accade perché l’alleanza e la fiducia scuola-famiglia degli anni 70, 80 e 90 si è rotta. Professori con stipendi non aggiornati vengono tenuti sotto scacco da un sistema obsoleto che va al risparmio. Ovviamente esistono interi libri che danno voce alla mille questioni della scuola cosa che in questo breve spazio non è possibile fare. Cosa chiedono gli insegnanti? I professori denunciano quindi un maggiore bisogno di libertà educativa, una burocrazia sostenibile e l’adeguamento contrattuale. Adolescenti e scuola: qual è il ruolo delle famiglie?Le famiglie sono preoccupate! In un mondo dove conta il risultato spingono i propri ragazzi ad impegnarsi sempre a fondo sia su ciò che piace e riesce, sia su ciò che non piace e spesso non riesce. Mossi da un senso di protezione verso quanto verrà richiesto ai loro figli nel futuro ma speso mossi anche dalla paura del fallimento, perché a volte veder fallire un figlio è veder fallire sé stessi. Ma se l’impegno non dovesse bastare? O semplicemente non fosse nelle disposizioni di un ragazzo che vive l’adolescenza? Ecco che diventano allora disposti a forzare il sistema pur di non attraversare il fallimento. Cosa chiedono i genitori? Le famiglie chiedono che vengano ascoltati i singoli bisogni dei ragazzi e che la scuola si prenda la briga e il tempo per educarli oltre a seguire i programmi ministeriali, chiedono che la scuola non lasci indietro nessuno. Adolescenti e scuola: che ruolo hanno i ragazzi?Tenuti per ultimi ma solo perché H.Ebbinghaus suggerisce che "in una lista, le cose tenute per prime e per ultime hanno più possibilità di ricordo". I ragazzi semplicemente vivono l’adolescenza, in questi anni però questi ragazzi sono estremamente svegli, pratici e globalizzati, potremmo dire intelligenti! Così intelligenti da mettere in discussione i propri educatori, genitori e insegnanti. Li giudicano sulla base delle richieste di prestazione che ricevono e vedono chiaramente l’imperfezione delle vite che conducono. Cosa chiedono i ragazzi? Chiedono di essere ascoltati ma soprattutto accettati. Andare bene o andare male a scuola? Questo è il dilemma!Paradossale è preoccuparsi di chi va male e non preoccuparsi affatto di chi invece va troppo bene! Al netto che la scuola che un ragazzo sta facendo sia la corretta interpretazione dei suoi talenti, alcuni vanno molto male e alcuni vanno troppo bene. In entrambi questi casi è importante preoccuparsene prendendoli come campanelli d’allarme di un periodo complesso. La verità... sta nel mezzoUn ragazzo/a negli anni dell’adolescenza, se ha scelto una scuola adeguatamente sfidante, andrà a volte bene e altre volte male, avrà un minimo di interesse per ciò che impara, quel tanto che gli basta per andare oltre a qualche noiosa lezione frontale. Sarà più capace e competente in alcune materie e meno in altre, si ridurrà all’ultimo a studiarle e forse non gli dedicherà il tempo adeguato. Un ragazzo Imparerà infine che sapersela cavare è tanto importante quanto studiare. L'adolescenza è la fase della vita in cui tutto è nutrimento! Adolescenza ad-alere = colui che si sta ancora nutrendo In questo periodo di tempo succede qualcosa, qualcosa a cui gli adulti non sono preparati... siano essi genitori, educatori o insegnanti. Un adolescente non è un bambino, non è uno pseudo-adulto, cosa è e perché lo è? L'adolescenza è nutrimento: ma di cosa ci nutriamo esattamente?Tutto ciò che succede in questa fase della vita è nutrimento per la persona, ci si nutre di esperienze, di gesti, di attività. Tutto diventa un piccolo tassello attraverso cui i ragazzi maturano la propria definizione di sé, ma la cosa più importante in questa fase è che tutto ciò che li definisce sia diverso, lontano da ciò che gli viene raccontato e imposto dai genitori, o comunque dagli adulti e cioè, da coloro che si sono già nutriti, dalla gente sazia! I ragazzi nell’adolescenza cercano di voltare le spalle ai valori della famiglia, tenendo il genitore e l’adulto a una debita distanza, distruggendo i valori per crearne di nuovi, sperando di non rimanere soli e che non sia la famiglia stessa a voltare loro le spalle. E gli adulti come si comportano nei confronti dell'adolescenza?Mentre sono bambini, i genitori si aspettano da loro che crescano e spesso in fretta, che siano autonomi e che spicchino il volo il prima possibile, per divenire quei cittadini del mondo che si augurano. Lo scenario cambia all’alba dell’adolescenza quando, per timore dell’incontro dei propri figli con il mondo adulto (e quindi con tutto ciò che fino al giorno prima era precluso ai bambini; il sesso, le sostanze, le azioni riprovevoli e genericamente gli sbagli) si evita loro di incorrere in pericoli ed errori. Cosa possono fare gli adulti?Nella pratica clinica la nostra psicologa si accorge di come i genitori e gli adulti di riferimento abbiano bisogno di centrare il focus dell’adolescenza e la dignità che ha questo momento di vita. La narrazione che si fa di un ragazzo adolescente è spesso lapidaria, spesso concentrata nell’estinguere atteggiamenti oppositivi e poco concentrata sull’importanza che un atteggiamento ribelle possa avere per il ragazzo o la ragazza in questione. I ragazzi diventano ciò che gli raccontiamo di essere. Hai figli adolescenti e vuoi dei consigli su come aiutarli a diventare adulti?Contatta la nostra psicologa Laura Gallana, nel nostro studio di Monselice possiamo aiutarti a comprendere meglio questa fase delicata della vita di tuo figlio!
L’italia, come il resto dell’Europa sta invecchiando, gli anziani rappresentano ad oggi il 23% della popolazione, una vasta percentuale che la società odierna, caratterizzata sempre più da produttività e narcisismo, tende a negare e marginalizzare. La visione rigida dell’invecchiamento come fase di vita caratterizzata dalla perdita e dal ritiro dalla vita sociale andrebbe ormai superata! La psicologia scientifica ha dimostrato a più riprese negli ultimi 10 anni che nell’invecchiamento si possono individuare nuove possibilità di stimolazione e nuove crescite funzionali. Che cos'è la terza età?In una definizione di M. Cesa-Bianchi dell’87 si legge che l’invecchiamento è “Il complesso delle modificazioni cui l’individuo va incontro, nelle sue strutture e nelle sue funzioni, in relazione al progredire dell’età”. Secondo l’OMS si considera anziano una persona che ha superato il 65° anno di età. Si può distinguere la terza età, quella in cui le persone sono ancora inserite socialmente e sono in buona salute, dalla quarta età, caratterizzata invece da persone con marcato decadimento fisico e dipendenti nelle funzioni da altri. Ciò che caratterizza però le differenti tipologie di invecchiamento non è solo una questione fisiologica ma anche la questione psicologica, le caratteristiche di personalità e le tipologie di carattere. Gli approcci psicologici nella terza etàNegli anni si è assistito a un cambiamento dell’approccio teorico della psicologia nei confronti dell’invecchiamento, per molto tempo la psicologia si è occupata degli aspetti deficitari, ci si è focalizzati sulla perdita delle singole funzioni cognitive e delle abilità funzionali della persona con il progredire dell’età. È dagli studi di Kitwood del 1997 che si è iniziato a riconsiderare l’approccio teorico legato all’invecchiamento sano e patologico. Il termine Person Centred Care o cura centrata sulla persona fonda le sue radici nel lavoro di Carl Rogers che, verso la fine degli anni ‘40, sottolineava l’importanza dell’esperienza individuale della persona come elemento principale delle terapie di cura. In una fase della vita in cui si assiste da un lato al progressivo processo involutivo legato al fisico dall’altra parte è possibile considerare l’invecchiamento come la possibilità di ridefinire attivamente i propri ruoli sociali perlopiù grazie al fatto che l’anziano può avere una maggiore consapevolezza personale che permetterebbe la piena espressione di sé stesso. È importante considerare che il processo fisiologico di invecchiamento e quello che ci fa ritenere invece l’invecchiamento non sano porta con sé dei confini estremamente labili, non c’è nulla di marcatamente netto, il confine è spesso costituito da una zona grigia di disagio psicologico di cui è bene occuparsi. Gli interventi psicologici nella terza etàI quadri clinici psicopatologici che maggiormente possono esprimersi durante la terza età riguardano principalmente:
Si è a lungo dibattuto in campo scientifico sull’utilità dei trattamenti psicoterapici in tarda età: il mondo scientifico avanzava riverse a causa della mancanza di flessibilità dei processi mentali che poteva impedire l’efficacia del trattamento. Ad oggi, grazie alle teorie centrate sulla persona possiamo ritenere utili e validi gli interventi psicoterapeutici nell’invecchiamento quando questa fase di vita induce nella persona un disagio, una sofferenza. Tra gli interventi indicati durante l’invecchiamento citiamo:
Assieme alla persona si vanno ridefinendo degli obiettivi concreti e realizzabili di benessere personale cercando di ridefinire il ruolo sociale e personale dell’individuo riconoscendo e accettando i limiti relativi all’età da un lato e d’altra parte dedicandosi ad attività e progetti in linea con i propri interessi e le proprie capacità, non solo con lo scopo di allenare la funzionalità cognitiva ma anche prendendosi cura dell’autostima e del tono dell’umore della persona. Stai vivendo la terza età o ti occupi di una persona anziana?La nostra psicologa Laura Gallana ha un Master in Neuropsicologia Clinica ed è specializzata in Psicologia della salute, ti potrà consigliare il percorso psicologico più adatto a te o ai tuoi cari!
Contatta lo Studio Paroliamo di Monselice per ottenere il supporto adatto alle tue necessità. Riunione informativa sul Doposcuola Specializzato in collaborazione con Ludoteca Twister di Este8/9/2022 Hai ricevuto una diagnosi di BES e DSA e vuoi un supporto sicuro ed esperto per lo studio di tuo figlio? Quest'anno abbiamo organizzato un Doposcuola davvero speciale! Giovedì 15 settembre alle ore 18:30Vieni a scoprire da vicino il servizio di Doposcuola Specializzato realizzato in collaborazione con Ludoteca Twister di Este. Abbiamo organizzato una riunione informativa questo giovedì 15 settembre alle ore 18:30 presso la Ludoteca Twister di Este. Dove trovarciLudoteca Twister Via Atheste 40/A - Este (PD) Info e prenotazioniQuando si riceve una certificazione di disturbo specifico dell’apprendimento DSA o di bisogno educativo speciale BES è necessario iniziare a pensare e programmare quale può essere il percorso psicoeducativo parallelo a quello didattico che possa aiutare il bambino o il ragazzo ad esprimere al meglio le sue potenzialità. Quando intervenire in caso di BES o DSA?Dopo una prima fase di potenziamento delle abilità strumentali (lettura, scrittura, calcolo), quando ci si rende conto che le prestazioni in queste abilità si stabilizzano, è necessario agire attraverso strumenti compensativi, imparare a conoscerli ed a utilizzarli. Diventa fondamentale inoltre incrementare la consapevolezza di sé stessi e dei meccanismi di funzionamento nello svolgimento dei compiti e dello studio. Come intervenire in caso di BES o DSA?averso un percorso di doposcuola parallelo alle attività didattiche che punti al rafforzamento del metodo di studio e all’utilizzo degli strumenti compensativi. Apprendere un buon metodo di studio significa anche curare la propria motivazione, capire come funziona quando ci sentiamo demotivati e cosa possiamo fare, significa sapersi organizzare in autonomia per poter controllare i carichi di studio e significa anche accrescere la consapevolezza rispetto al proprio stile cognitivo (De Beni, Zamperlin, Fabris & Meneghetti, 2015, p. 16). Uno studente è bene che impari a capire se di fronte ad un compito ha uno stile analitico, procede con lentezza analizzando ogni dettaglio, o se ha uno stile globale, coglie le informazioni nella loro interezza (Stella & Grandi, 2011). Cosa si fa al doposcuola in caso di BES o DSA?Avere accesso ad un doposcuola diventa l’anello di congiunzione tra le attività scolastiche e il lavoro dei familiari che pure continua a sussistere. Il tutor del doposcuola acquisisce un ruolo di guida sia per quanto riguarda il materiale scolastico da apprendere, può preparare schemi, riassunti e agevolazioni. Favorisce inoltre la capacità metacognitiva attraverso la quale uno studente può scoprire ed analizzare il proprio stile cognitivo cosicché possa utilizzarlo al meglio. Nello specifico le attività all’interno del doposcuola offerto nel nostro studio di Monselice sono:
La scuola la vorrei senza pagelle e con tante cordiali chiacchierate coi genitori, perché, alla fine, invece di una bella pagella, si abbia un bel ragazzo, cioè un ragazzo libero, sincero, migliore comunque. Scopri il nostro Doposcuola Specializzato a Monselice
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